Basket e disabilità. “Tiro libero”: una bella “parabola”

Anteprima del film di Alessandro Valori e Simone Riccioni. Mons. Mario Lusek: “Mostra lo sport come esperienza di comunione e fraternità, di inclusione”

È stato presentato il 18 settembre, in anteprima a Roma, al Cinema Adriano, il film “Tiro libero” di Alessandro Valori e con Simone Riccioni, autore anche del soggetto nonché dell’omonimo libro scritto a quattro mani con Jonathan Arpetti. Il film uscirà nelle sale dal 21 settembre. Il Sir ha partecipato alla proiezione del film con il cast, tra cui Nancy Brilli, Antonio Catania, Maria Chiara Centorami e Biagio Izzo. Presente per l’occasione anche mons. Mario Lusek, direttore dell’Ufficio Nazionale per la pastorale del tempo libero, turismo e sport della Cei, in quanto il film affronta attraverso il registro della commedia il tema dello sport e della disabilità, la storia di bambini su sedia a rotelle pronti a mettersi in gioco in una squadra di basket.

Quando il cinema racconta lo sport in chiave educational

“Tiro libero”, sottolinea mons. Mario Lusek, “è una bella ‘parabola’ in cui si intrecciano diverse tematiche: l’amore, la solidarietà, il cammino di crescita della persona, il senso del limite, gli incontri che cambiano la vita come quello con la diversa abilità che poi trovano nello sport (e in un modo particolare di proporre e fare sport) uno spazio di azione”. In questi anni, riconosce mons. Lusek, “abbiamo cercato come Ufficio Cei di veicolare ‘lo sport che vogliamo’ e come caratterizzarlo. Sappiamo di essere in buona compagnia, e anche il film ‘Tiro libero’ ne è ora parte”.
Entrando poi nello specifico dell’opera, mons. Lusek dichiara:

“È un film proponibile in cammini educativi ma anche spirituali innovativi, capace di coinvolgere in maniera integrata tanti ambiti della nostra azione pastorale. Oltre a rendersi conto delle tendenze sociali e culturali dell’odierna società, può aiutare nell’elaborazione di un pensiero adeguato, sollecito, soprattutto di carattere spirituale e formativo per superare quel vuoto di valori che in tanti lamentano. Si continua a dire che lo sport è scuola di vita, che lo sport è una palestra di virtù, il film fa vedere che può essere anche un’esperienza di comunione e di fraternità, di solidarietà, di inclusione”.

Una storia di disabilità, ma anche di riscatto

Il film propone la vicenda di Dario (Riccioni), una promessa del basket italiano, con una vita agiata e una famiglia pronta a perdonare ogni mancanza. Un ragazzo sfrontato, centrato su se stesso, che conduce un’esistenza accelerata e superficiale. La sua vita poi subisce un cortocircuito, che lo obbliga al cambiamento. Scopre anzitutto di avere una malattia invalidante, che lo allontana dal basket a livello agonistico; inoltre, viene costretto a svolgere dei lavori socialmente utili – a causa della sua condotta sregolata – presso il centro Don Bosco di Macerata, dove c’è un gruppo di ragazzi disabili pronti a formare una squadra per il campionato di basket. A tutto questo si aggiunge un amore difficile e un rapporto conflittuale con la fede.

“Tiro libero” è una commedia che ha un chiaro taglio educational, rivolgendosi a un pubblico di giovani e famiglie; non a caso, tra i produttori del film figura Iginio Straffi, fondatore dello studio di animazione Rainbow e papà delle fatine “Winx”. Il film si muove su diversi livelli narrativi: al centro domina il tema dello sport e della disabilità, rimarcando come la dimensione sportiva sia scuola di umanità e fraternità. Troviamo, poi, il percorso di caduta e riscatto della persona, di un giovane smarrito nella mondanità, che avanza nella vita con un bagaglio scarno di valori e affetti, che riscopre però il senso della vita e della condivisione mettendosi in gioco per gli altri. Ancora, un altro aspetto del racconto è la fede, di cui il protagonista Dario è inizialmente digiuno. Le diverse vicissitudini e il venire a contatto con ragazzi disabili innescano in lui un percorso di riflessione, che lo conduce a confrontarsi a viso aperto con Gesù. Dario si rivolge a voce alta al crocifisso – un voluto omaggio degli autori a don Camillo, a quello stile dialogante con il Signore –, prima con tono di sfida, poi persino di rabbia e smarrimento, sino ad arrivare al bisogno di consolazione, al desiderio di un abbraccio riconciliante.

Nell’insieme, “Tiro libero” si muove con leggerezza e freschezza di linguaggio su questioni nodali, dalla densità tematica rilevante, con uno stile dinamico e convincente, conservando però la serietà e il rispetto per gli argomenti trattati. Un’opera positiva e valida, che può essere largamente utilizzata per dibattiti e attività formativa sul territorio.

Sergio Perugini