Nell’ancestrale consuetudine albanese si chiama il Kanun: l’antico codice legislativo tramandato oralmente per secoli, tollerato sotto la dominazione ottomana, formalmente abolito dal regime comunista di Hoxa nel 1967, è nei fatti rimasto in piedi nelle zone montagnose dell’Albania fino ad oggi. E nel vuoto di potere succedutosi al crollo del comunismo di Stato ha ripreso piede, estendendosi anche ai bambini. Si tratta di un codice che stabilisce la vendetta privata, per cui se si uccide qualcuno, un membro della famiglia dell’ucciso ha il dovere morale di assassinare qualcuno della famiglia dell’omicida. Una terribile faida che se prima risparmiava i piccoli, nella dissoluzione dei valori che non ha però eliminato il concetto di faida vede tanti ragazzini ostaggi di questa barbarie.
Ad aiutare i bambini vittime di tale faida, costretti a nascondersi in modo permanente se vogliono restare vivi, sono molti religiosi: la Chiesa albanese e diversi missionari operanti nel Paese delle Aquile. Tra loro suor Alma, una religiosa delle Maestre Pie Venerini, che di passaggio in Italia è stata ospite domenica scorsa delle consorelle di Rieti ed ha voluto rendere partecipe del suo servizio missionario svolto in Albania la comunità parrocchiale di Regina Pacis, cui appartiene la casa delle figlie di santa Rosa Venerini. Dopo aver condiviso con le consorelle e con l’assemblea l’eucaristia domenicale in parrocchia, ha intrattenuto i ragazzi e i genitori del catechismo, presenti per il programmato incontro quindicinale, insieme ad altri parrocchiani che dal parroco don Fabrizio Borrello hanno accolto l’invito a fermarsi, dopo la Messa, per ascoltare la testimonianza di suor Alma.
Una testimonianza toccante, quella della giovane suora, sul suo “farsi prossima” alle sofferenze di tanti fanciulli costretti a vivere nascosti per sfuggire alla spietata logica del Kanun. I ragazzi reatini hanno potuto così prendere coscienza del dramma vissuto da tanti loro coetanei sull’altra sponda dell’Adriatico, sensibilizzandosi alla solidarietà morale e spirituale nei loro confronti, mentre le famiglie sono state invitate a mostrare anche la solidarietà materiale, attraverso la proposta di sostenere i progetti di sostegno verso questa opera che vede la Chiesa cattolica, tra cui diversi missionari italiani, in prima linea.