I bambini e noi

Una delle gioie più grandi, nel corso della nostra vita, è accondiscendere ai capricci dei propri nipoti.

È lì che anche il carattere più burbero e serioso si scioglie come “neve al sole”.

È un grande dono per chi vive questa esperienza di vita di essere “nonni” e cambia molto il modello di vita di un genitore, che non chiamato ad assolvere il suo compito di educatore e guida, può permettersi di lasciar correre tante cose, demandate, giustamente, ai genitori.

L’esperienza, dopo aver cresciuto i propri figli fino alla maturità, di rivivere il contatto con i bambini, magari andando all’asilo a riprendere il proprio nipote e vedere che sono tanti, piccoli, gioiosi e segno della vita che continuamente si rinnova.

Per non parlare dei pomeriggi a guardare insieme a loro i cartoni animati in televisione, soprattutto nell’ora dei telegiornali che diventano un lusso da vedere nel tempo residuo. Cartoni che sembrano piccole opere d’arte, talmente sono belli, creativi e realizzati magnificamente.

Questo è quanto scorre normalmente nella nostra vita, creando quell’oasi di serenità, che fanno bene al cuore e all’anima.

È un dono, è un regalo del Creatore che ci ha voluto per vivere nella grazia e essere grazia per il nostro prossimo.

Ma nella nostra esperienza di fede, con gli occhi e il cuore aperto a quanto succede nel mondo, non possiamo, oltre che ringraziare il Signore, che pregare perchè tante piaghe che vedono vittime i più piccoli, scompaiano dalla faccia della terra.

Mi riferisco, in base alle fonti giornalistiche, a quanto succede in quell’Oriente che è stato il fulcro della cultura e dello sviluppo umano: paesi sterminati in cui nascere femmina è visto come una sciagura, paesi in cui le bambine sono imbottite di esplosivo e mandate al suicidio, mentre ai maschi viene messo in mano un mitra e si impara a uccidere. Paesi in cui le bambine sono vittime di violenza fin da piccole, dove si pratica a nome non si sa di chi l’«infibulazione», che le rende menomate e a rischio della vita.

Tutte queste orrende pratiche, che la cronaca giornalmente ci riporta, ci spingono ancora di più a contribuire, a far sì che l’umanità, sia libera da questi affondi del male.

Se nel nostro piccolo possiamo solo pregare, quando le grandi organizzazioni internazionali, che con gente coraggiosa agisce sul campo, cercando di alleviare le sofferenze dei deboli e risolvere l’emergenza, che spesso è normalità, chiedono qualcosa, siamo chiamati a dare anche un contributo economico, anche piccolo.

Viene in mente subito il caso “ebola”, nel quale persone piene di amore verso il prossimo hanno agito e agiscono anche a rischio della propria vita.

Come questi operatori, tanti altri, a partire dei nostri missionari che portano la luce di Cristo, sono il segno visibile di una umanità che non si vuole arrendere alla barbarie, alla violenza, che nel silenzio e nel sacrificio personale mette in pratica l’insegnamento cristiano.

Allora ogni volta che vediamo un bambino, ogni volta che abbracciamo un nostro nipote, ogni volta che il cuore ci sorride per i loro “strilli” capricciosi, rivolgiamoci al Signore perché tutti i bambini possano, come Gesù, crescere «in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini» (Lc 2,52).