Gli autistici? Turing insegna, possono essere una risorsa vitale nel campo della sicurezza informatica

Sono più di 70 milioni gli autistici riconosciuti in tutto il mondo e rappresentano l’1 per cento della popolazione globale, ma non esistono due autistici uguali o anche soltanto simili, nei sintomi e nei comportamenti. Eppure il pregiudizio comune è che le persone che soffrono di autismo abbiano competenze limitate e siano difficili da inserire nelle dinamiche di un posto di lavoro. Kevin Pelphrey (George Washington University) è invece convinto che molti di loro siano in grado “di esprimere una eccezionale competenza tecnologica che può contribuire a salvaguardare le nazioni e il futuro della società”. E ricorda un certo Alan Turing…

L’autismo potrebbe rappresentare un’opportunità inedita per la costruzione della società del futuro. Ne sono convinti i ricercatori e gli esperti che in tutto il mondo stanno chiedendo a gran voce di riconsiderare in modo innovativo questa forma di disagio. L’autismo è una malattia in gran parte ancora da esplorare e, soprattutto, da capire. Non esistono, al mondo, due autistici uguali o anche soltanto simili, nei sintomi e nei comportamenti. La sindrome autistica, però, è ormai riconoscibile e diagnosticabile. Sono più di 70 milioni gli autistici riconosciuti in tutto il mondo e rappresentano l’1 per cento della popolazione globale. “Oggi non riusciamo a riconoscere il potenziale presente in milioni di menti di talento che sono intorno a noi. Molti autistici sono in grado di esprimere una eccezionale competenza tecnologica che può contribuire a salvaguardare le nazioni e il futuro della società”. L’affermazione è di Kevin Pelphrey, docente e direttore di “Autism and neurodevelopmental disorders institute” presso la George Washington University di Washington.

A sostegno della sua tesi, prende ad esempio la vicenda esemplare di Alan Turing, il matematico che riuscì a decifrare il codice dei messaggi bellici dei nazisti, una scoperta che contribuì alla vittoria delle forze alleate e alla fine della follia omicida di Hitler.

“Turing costruì una macchina per fare i calcoli necessari alla decifrazione dei messaggi nemici e oggi è salutato come il padre del computer e dell’intelligenza artificiale. E’ opinione largamente condivisa che Turing fosse autistico”, ha scritto Pelphrey su Wired.

“Nessuno ha mai potuto diagnosticare l’autismo di Turing, ma il suo genio matematico e la sua ineleganza sociale corrispondono al profilo di disturbo dello spettro autistico (Asd)”. Secondo Pelphrey “la sua storia illustra come la società possa avere molti benefici quando si dà voce a chi la pensa diversamente dagli altri. Fino a quando non è arrivato Turing, nessuno aveva mai percepito la necessità di un computer. C’è voluto un diverso tipo di mente per giungere ad una soluzione così inattesa ma, nello stesso tempo, anche così profondamente consequenziale”. I Centers for disease control and prevention riferiscono che più di 70 milioni di persone in tutto il mondo (l’1 per cento della popolazione mondiale) convivono con l’autismo. Nei soli Stati Uniti, una tendenza al rialzo per la diagnosi fa prevedere che il numero di adulti con Asd possa arrivare a 3 milioni entro il 2020.

Secondo le stime egli esperti, dal 70 al 90 per cento di loro sono disoccupati o sottoccupati. Il pregiudizio comune è che le persone che soffrono di autismo abbiano competenze limitate e siano difficili da inserire nelle dinamiche di un posto di lavoro.

“Nella misura in cui è vero, si tratta di una misura del nostro fallimento come società. Quasi la metà di quelli diagnosticati con Asd sono di abilità intellettuale media o superiore alla media. E abbiamo la prova evidente che i servizi di formazione e supporto, in particolare nella transizione verso l’età adulta, possono fare una differenza enorme, che porterebbe a livelli più elevati di occupazione, con una maggiore indipendenza e una migliore qualità della vita”, ha detto Pelphrey. L’opinione degli studiosi però non trova corrispondenza nella gestione dei fondi della sanità pubblica. I programmi di orientamento professionale per adolescenti e adulti ricevono, negli Usa, solo un misero 1 per cento del totale dei fondi pubblici per la ricerca e la lotta all’autismo.
La maggior parte della spesa è dedicata alla ricerca sulle cause della sindrome e ai programmi per i bambini.

“Che non stiamo preparando questi individui al futuro è molto più di una tragedia personale; è uno spreco monumentale di talento umano”,
ha spiegato, senza mezzi termini, Pelphrey. Qualcosa si muove. Alcune aziende più innovative hanno cominciato a varare speciali programmi per la cyber sicurezza che prevedono l’impiego di persone autistiche. L’esplorazione della rete e la complessità matematica degli algoritmi che muovono Internet sono campi nei quali (Turing docet) gli autistici potrebbero fare la differenza. Secondo Pelphrey, la sicurezza informatica sta diventando uno dei problemi più seri per il futuro di una umanità costantemente iperconnessa alla rete. “Si dà il caso che ci sia una massiccia carenza di manodopera nel settore vitale della sicurezza informatica. A livello globale, i danni da attacchi informatici da parte di criminali, terroristi e Stati ostili dovrebbe superare i 2 miliardi di dollari entro il 2019. Il numero di posti di lavoro vacanti in questo settore è in crescita ed è probabile che raggiungerà 1 milione in tutto il mondo il prossimo anno. Gli autistici rappresentano una risorsa inesplorata e sottoutilizzata”, ha scritto Pelphrey.