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Attentato in Congo: dolore per le vittime di una guerra dimenticata

Cordoglio unanime nella comunità internazionale per l’uccisione, ieri in Repubblica Democratica del Congo, dell’ambasciatore italiano, Luca Attanasio, del carabiniere di scorta e dell’autista del convoglio attaccato da ribelli armati

È il momento del dolore e della vicinanza alle famiglie delle vittime.  È il momento in cui esprimere solidarietà all’Italia. L’uccisione vicino alla città di Goma, in Repubblica Democratica del Congo, dell’ambasciatore italiano, Luca Attanasio, 43 anni, del carabiniere, Vittorio Iacovacci, 30 anni, e dell’autista, Mustapha Milambo, che accompagnavano il diplomatico in una missione di pace a bordo di mezzi del Programma Alimentare dell’Onu, ha acceso i riflettori sulla difficilissima situazione che si vive nella regione nord orientale del Paese africano, teatro dei raid di miliziani locali e stranieri. La ricostruzione di quanto avvenuto è ancora approssimativa. Il governo di Kinshasa promette indagini immediate e punta il dito sulle Forze di Liberazione del Ruanda che imperversano nella regione, mentre si fa l’ipotesi di un agguato a cui è seguita un’esecuzione in piena regola a colpi d’arma da fuoco. Le milizie ruandesi negano tuttavia qualsiasi coinvolgimento in quanto avvenuto, così come i ribelli hutu.

Onu: subito inchiesta

Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, in una nota ha chiesto al governo della Repubblica Democratica del Congo di avviare immediate indagini per fare piena luce sull’attacco in cui hanno perso la vita l’ambasciatore italiano Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci e l’autista Mustapha Milambo. Il numero uno del Palazzo di Vetro auspica che le istituzioni e la popolazione dell’ex Zaire facciano ogni sforzo per riportare pace e stabilità in tutto il Paese. Forte la condanna per quanto avvenuto da parte del segretario generale dell’Onu Antonio Guterres  che ha espresso i suoi sentimenti di cordoglio alle famiglie delle vittime, all’Italia e alla Repubblica Democratica del Congo e vicinanza sentita è giunta anche al Programma Alimentare dell’Onu e a tutto il personale delle Nazioni Unite che opera nel Paese africano.

Un dolore profondo

In Italia si piange ed oggi si espongono bandiere a mezz’asta in segno di lutto, mentre giunge la solidarietà al Paese e alle famiglie delle vittime da ogni parte del mondo. Nel suo messaggio di cordoglio il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, parla di “vile attacco” e di un Paese “in lutto per questi servitori dello Stato che hanno perso la vita nell’adempimento dei loro doveri professionali”. “Nel deprecare questo proditorio gesto di violenza – sottolinea Mattarella – gli italiani tutti si stringono nel cordoglio intorno alle famiglie delle vittime in segno di solidarietà”. Anche la Chiesa esprime vicinanza per le famiglie di coloro – commenta l’ordinario militare, monsignore Santo Marcianò – che hanno pagato con la vita la loro dedizione ai valori umani nell’esercizio delle loro funzioni, vittime di una guerra dimenticata. Il vescovo Mariano Crociata, alla guida della diocesi di Latina, la stessa del carabiniere Iacovacci, originario di Sonnino, ha chiamato telefonicamente la famiglia del militare. “Sono distrutti – ha riferito il presule alla Adnkronos – e attendono di sapere come sono andati i fatti e quando potere accogliere le spoglie del figlio. “È stato ucciso un uomo buono, un diplomatico competente, un giovane intraprendente e, insieme con lui, un carabiniere e il loro autista: sono vittime di una violenza incontrollabile e devastante. Attanasio interpretava il servizio diplomatico come una forma di solidarietà”. Queste le toccanti parole, contenuto in un messaggio, dell’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini. Parla anche la religiosa Annalisa Alba, delle Suore della Sacra Famiglia di Spoleto, missionaria per 14 anni in Congo. “Luca Attanasio era un uomo dal cuore grande – afferma in un’intervista all’Ansa – un bravissimo italiano di cui dobbiamo andare fieri”. Ricorda poi come l’ambasciatore ucciso la salvò l’estate scorsa dal coronavirus, organizzando un volo militare per il rimpatrio della suora in Italia. Grande commozione anche da parte dell’Opam, l’Opera di Promozione dell’Alfabetizzazione nel Mondo, con cui spesso l’ambasciatore italiano collaborava.

Una regione nel caos

Il Congo nord-orientale, regione ricchissima di materie prime, ma poverissima dal punto di vista delle condizioni sociali, è da anni un territorio fuori del controllo del governo centrale di Kinshasa. Vi operano gruppi di diversa provenienza, congolesi e dei Paesi limitrofi. Si sostentano attraverso rapimenti e relativi riscatti, addirittura imponendo tasse illegali alla popolazione locale. In particolare il Nord Kivu patisce le conseguenze più drammatiche di questa situazione. Uno scenario ideale per la consumazione dell’eccidio. Secondo le prime risultanze almeno sei uomini, armati di fucili e machete, avrebbero fermato il convoglio dell’Onu, su cui viaggiava Attanasio col suo seguito. Poi avrebbero condotto nella boscaglia, dopo aver ucciso l’autista, l’ambasciatore e il carabiniere per colpirli a morte. Nel raid sarebbero state rapite tre altre persone.

da Vatican News