All’indomani delle celebrazioni che hanno aperto l’ottocentenario della Cattedrale – con i vespri presieduti dal vescovo Vito Piccinonna l’8 settembre e la concelebrazione eucaristica guidata dal cardinale Pietro Parolin il 9 – la comunità diocesana si è ritrovata al centro pastorale di Contigliano per la prima giornata dell’Assemblea diocesana. L’appuntamento, che riunisce operatori pastorali provenienti da parrocchie e realtà associative, ha visto un’ampia partecipazione e un clima di ascolto attento.
Aprendo i lavori, il vescovo Vito ha indicato l’icona biblica scelta come punto di riferimento per il nuovo anno pastorale: «Vorrei che tenessimo come “planimetria generale” il brano delle nozze di Cana», ha spiegato, richiamando l’attenzione sull’invito di Maria ai servi: «Tutto quello che vi dirà, fatelo». Piccinonna ha chiarito che i due giorni a Contigliano costituiranno l’avvio di un percorso che proseguirà nelle vicarie e nelle zone pastorali, fino a giungere alla “Traccia pastorale” che sarà consegnata il 10 ottobre. «Perché una Traccia? La vita è più di ciò che pensiamo o organizziamo», ha aggiunto citando Romano Guardini: «L’organizzazione non salva, solo la vita accende e desta la vita».
La parola è quindi passata a Paola Bignardi, pedagogista, già presidente nazionale dell’Azione Cattolica e già coordinatrice dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori, che ha tenuto una relazione dal titolo “Ecco, faccio una cosa nuova: sognare nuovi inizi”.
Fin dal principio ha indicato l’orizzonte del cambiamento d’epoca, con sfide che interrogano le comunità cristiane. «Non stiamo vivendo un’epoca di cambiamento, ma un cambiamento d’epoca, come dire che la storia sta girando pagina», ha detto, sottolineando i segni di un tempo che provoca insicurezza e fatica. Una condizione che non va vissuta come rassegnazione, ma come occasione di speranza: «Dentro questa situazione inedita è cercare insieme la strada che faccia compiere delle scelte audaci di novità che faccia stare in ascolto dello Spirito. Che ci accompagni a riconoscere e ad ammettere alla fine che quello che stiamo vivendo è un tempo di grazia».
Al centro della riflessione, la condizione dei giovani e il loro rapporto con la Chiesa. Bignardi ha richiamato i dati delle ricerche condotte dall’Osservatorio Giovani Toniolo: «Nel 2013 i giovani che si sono dichiarati cattolici erano il 56%. Nel 2023 sono diventati il 32%. E in questo allontanamento, quello delle giovani donne è più veloce di quello della media dei giovani».
Le interviste raccolte mostrano giudizi duri: «La Chiesa è vecchia. È la più frequente qualifica che i giovani danno: vecchia nei suoi insegnamenti, vecchia nella proposta di vita che offre soprattutto in ambito morale, molto vecchia nei suoi linguaggi che ritengono incomprensibili e superati. È inaccettabile nello stile perentorio dei suoi insegnamenti su cui non è possibile il confronto e un dialogo. E poi è lenta e lontana».
Allo stesso tempo, emerge un desiderio: «La Chiesa dovrebbe essere come una cena a casa di amici, in cui sei libero di parlare di quello che vuoi, sapendo che dall’altra parte ci sono persone che ti vogliono bene, che ti ascoltano e che non ti giudicano».
Per Bignardi, la sfida è raccogliere questo sogno: «Una Chiesa in ascolto. Una Chiesa che interpreta l’educazione come un’esperienza che si fa uno a uno. Una Chiesa umana, capace di relazioni. E infine una Chiesa dialogica». Ha spiegato: «Io credo che questo sia, soprattutto, il tempo in cui alla Chiesa è chiesto di essere madre. Certo, la Chiesa è anche maestra. Però nelle diverse stagioni della storia a noi è chiesto di interpretarci in forme diverse in base al tempo in cui viviamo. Oggi la solitudine delle persone richiede alla Chiesa prima di tutto di essere madre».
Nel finale, un richiamo alla profezia di Isaia: «Non ricordate più le cose passate. Non pensate più alle cose antiche. Ecco faccio una cosa nuova. Proprio ora germoglia non ve ne accorgete? Aprirò anche nel deserto una strada e metterò fiumi nella steppa». Bignardi ha commentato: «Smettete di pensare alle cose che avete sempre fatto, smettete di guardarvi la punta dei piedi, alzate lo sguardo. Guardate, recuperate un orizzonte, gettate lo sguardo lontano. Se volete lo sguardo dei sognatori e lo sguardo dei poeti».
Un invito a far proprio lo sguardo di donne e uomini audaci che nella notte vedono una sola stella che spunta, che fermi in mezzo alle rovine di un mondo che non c’è più vedono spuntare i germogli di un mondo nuovo.
«Io credo che oggi siano sotto i nostri occhi germogli di un mondo nuovo. Però i germogli sono fragili, occorre prendersene cura. Occorre non confonderli con delle erbacce da strappare. E occorre dunque riconoscerli per quello che sono e gioirne ed essere grati. Questo è il mio augurio per il vostro lavoro».
L’assemblea si è conclusa con numerosi interventi dei presenti, che hanno raccolto e rilanciato le provocazioni emerse. L’impressione è di un cammino che, partendo da un confronto sincero, vuole aprirsi con coraggio al futuro.
Il prossimo passo sarà nell’incontro di oggi, per la seconda giornata di lavori. La riflessione è stata affidata a Franco Vaccari, fondatore e presidente di “Rondine Cittadella della Pace”. L’appuntamento e come sempre al centro Pastorale di Contigliano, alle 18.30.

