Nel Cimitero Multiconfessionale di Rieti, il 23° anniversario dalla sua apertura è stato celebrato martedì 5 novembre con un incontro di dialogo tra le tre grandi religioni monoteiste, sotto il tema “La pace: quale speranza possibile?”. Alla cerimonia, hanno preso parte rappresentanti civili, militari e studenti delle scuole superiori di Rieti. L’evento, coordinato dall’Ufficio problemi sociali e del Lavoro della Diocesi di Rieti, dalla Moschea della Pace, dall’Ufficio scolastico provinciale e dall’associazione Segnali di fumo, ha visto una serie di interventi e momenti di riflessione.
Il prefetto di Rieti, Pinuccia Niglio, ha aperto l’incontro con un messaggio sentito: “Il dialogo interreligioso non è più una scelta, ma un’imprescindibile pratica di coesione sociale”. Ricordando l’importanza di riconoscere e rispettare le diversità religiose, ha sottolineato la necessità di costruire “un luogo comune” attraverso il dialogo, uno spazio dove confrontarsi e comprendersi per abbattere le barriere del pregiudizio.
Il sindaco Daniele Sinibaldi ha proseguito riflettendo sul significato di questo cimitero come simbolo di convivenza pacifica. Ha ricordato la scelta dell’amministrazione comunale, 23 anni fa, di aprire uno dei primi cimiteri multiconfessionali in Italia, come segno di rispetto e comprensione reciproca. “La civile convivenza non nasce dalla somiglianza, ma dal rispetto delle specificità di ciascuno”, ha affermato il sindaco, invitando i presenti a proseguire nel costruire ogni giorno le fondamenta di una società coesa e pacifica.
La lettura di un passo del profeta Isaia da parte di Franca Maria Palumbo ha offerto una suggestiva introduzione spirituale, evocando la visione di un futuro di pace: “Egli eliminerà la morte per sempre, il Signore asciugherà le lacrime su ogni volto”. Questo messaggio è stato ripreso dalla rappresentante della Comunità Ebraica, Franca Coen, la quale ha condiviso la sua esperienza di sopravvissuta alla guerra e ha lodato l’impegno dei giovani presenti. “Siete voi il futuro, il segno vivente di una speranza che continua a crescere”, ha dichiarato, riflettendo sul valore del dialogo come strumento per un domani senza conflitti.
Il musicista Maurizio Di Veroli ha poi arricchito la mattinata con un intermezzo musicale, eseguendo brani della tradizione ebraica, tra cui un estratto del Salmo 118. “La fede è il fondamento della nostra tradizione, e ringraziare è la nostra essenza”, ha spiegato Di Veroli, offrendo ai presenti un momento di profonda riflessione attraverso la musica.
La testimonianza del vescovo di Rieti, monsignor Vito Piccinonna, è stata preceduta dalla lettura della Bolla di indizione del Giubileo, affidata a don Rotislaw, pope della comunità ucraina di Rieti. Don Vito ha parlato di una “nuova alfabetizzazione della pace” che le generazioni attuali devono scrivere insieme, una sorta di vocabolario fatto di parole come “rispetto, dignità, cura, dialogo e solidarietà”. Con accorata partecipazione, il vescovo ha ricordato che “ogni guerra è un’inutile strage”, esortando i giovani a farsi “volti rivolti”, aperti e accoglienti verso l’altro, per essere costruttori di pace. Citando la preghiera di san Francesco, ha concluso con un auspicio: “O Signore, fa’ di me uno strumento della tua pace. Dove c’è odio, che io porti amore”.
L’incontro si è chiuso con le parole dell’Imam Mohamed Ahardane, che, insieme ad un giovane dell’associazione Arabi Insieme, ha ribadito il valore della diversità come volontà divina. “Le nostre differenze non sono divisioni, ma opportunità di comprensione”, ha dichiarato, citando il Corano per sottolineare l’importanza del dialogo e del rispetto reciproco. La pace, ha ricordato Aldane, non è un bene gratuito: “Ci vuole sacrificio per ottenerla, ci vuole fede per custodirla”.
Questa commemorazione nel Cimitero Multiconfessionale di Rieti ha rinnovato un messaggio potente di pace e unità, rendendo omaggio ai valori condivisi e alla speranza di un futuro senza divisioni.