‘Animali fantastici’ e la forma del dolore

Le sale cinematografiche in questi giorni sono popolati da strani animali magici. Stiamo parlando di Animali fantastici e dove trovarli, film diretto da David Yates. Primo episodio di una serie ispirata all’omonimo libro di J. K. Rowling, autrice della pellicola, e primo spin-off della serie cinematografica di Harry Potter.

Il ‘magizoologo’ Newt Scamander si aggira nella New York anni trenta con una valigia piena di mostri. Alcuni sfuggono al suo controllo, complice lo scambio con la valigia di un no-mag (non mago, ovvero uomini normali). Lo scompiglio creato da queste creature bizzarre, tra cui una scimmia invisibile e un rinoceronte grande come una balena, lo metterà nei guai con il MACUSA (il Magico Congresso degli Stati Uniti d’America) che teme lo scontro con i no-mag.

Come la saga del maghetto, anche questo film è ricco di personaggi, termini latineggianti e incantesimi straordinari. Il tutto intrecciato in una trama che prefigura una lunga e profonda storia da sviluppare negli episodi successivi. Anche per quanto riguarda effetti speciali e fantasia siamo su livelli vicini (se non superiori) alla serie madre. Non trascurabile è infine l’interpretazione del giovane premio oscar Eddie Redmayne alias Scamander.

Ciò che però davvero resta dalla visione di questa pellicola è l’Obscurus. Questa creatura nasce dai bambini che trattengono e nascondono la propria natura di maghi per evitare ripercussioni da parte della famiglia e della società no-mag. Il loro potere represso si trasforma in un essere di ombra e fuoco, tanto per citare un altro classico fantasy, che distrugge tutto quello che incontra e finisce per uccidere il suo giovane ospite. Credence, un ragazzo picchiato dalla madre adottiva, è riuscito a occultare la sua magica condizione così a lungo da generare un Obscurus enorme che rischia di distruggere l’intera città.

Oltre al suo ruolo nella storia, questo essere rappresenta in maniera efficace la tragica condizione di chi è costretto a nascondersi contro l’odio degli altri. Omofobia, razzismo e bullismo ad esempio portano spesso le vittime a scatenare tutta la loro energia sotto forma di violenza, prima di tutto verso se stessi. L’oscura forma di dolore che si accumula in un’anima abbandonata e reietta rischia di liberarsi improvvisamente quando è ormai troppo tardi.