Ampliare il ricorso all’eutanasia piccona la solidarietà

L’arcivescovo di Malines-Bruxelles, André-Joseph Léonard, mette in guardia rispetto all’ipotesi di estendere la legge adottata nel 2002, ai minori di 15 anni e ai malati di Alzheimer. E poi denuncia il paradosso: «La legge belga non permette ai minori di firmare contratti economici, di contrarre matrimonio, di firmare atti che impegnano il loro avvenire e invece se la legislazione dovesse passare possono decidere di morire, addirittura senza il consenso dei genitori».

Dietro ad ogni caso c’è sempre una storia di dolore e di solitudine che chiede rispetto e compassione. Ma se si apre uno spiraglio, è inevitabile che a quel punto la porta si allarghi sempre di più. Siamo in Belgio dove si sta discutendo di estendere la legge sull’eutanasia adottata nel 2002, ai minori di 15 anni e ai malati di Alzheimer. Se la legge verrà allargata, i medici potrebbero mettere “fine alla vita di un bambino, qualora si trovi in una situazione medica senza uscita, in uno stato di sofferenza fisica o psichica costante e insopportabile, e che presenti una domanda di eutanasia. Non è stato fissato nessun limite di età ma psichiatri e psicologi dovranno valutare la “capacità di discernimento” del bambino. Anche chi soffre in modo “insopportabile” può richiedere l’eutanasia. Hanno suscitato grande dibattito anche a livello internazionale due casi in particolare: la storia di Nancy Verhelst che all’età di 42 anni ha deciso di diventare uomo. L’operazione mal riuscita ha però provocato una “sofferenza insopportabile” in una “situazione incurabile” che ha permesso a Nancy Verhelst di ricorrere all’eutanasia. L’altro caso è quello di Christian De Duve, il premio Nobel in Medicina del 1974 che in una lettera a “Le soir” ha affidato le sue ultime dichiarazioni spiegando il motivo che lo ha portato all’eutanasia: “Non sono un credente. Scomparirò, non sarà niente”. Ha atteso così l’arrivo della figlia dagli Stati Uniti e “se n’è andato circondato dall’affetto delle persone care”. La figlia Francoise ha dichiarato: “Ci ha detto ‘arrivederci’ e ci ha sorriso, poi ha chiuso gli occhi per sempre”. Ne parliamo con il presidente dei vescovi belgi, l’arcivescovo di Malines-Bruxelles, monsignor André-Joseph Léonard.

Cosa spinge le persone verso l’eutanasia?

“Si rivendica la libertà individuale secondo cui ognuno è padrone della vita e della morte, e dunque artefice del quando e come morire. Un argomento che sicuramente fa presa nel contesto culturale attuale. Decidere di morire quando e come si vuole, è però una scelta nella quale sono coinvolte altre persone. Occorre cioè che medici, infermieri, personale medico, farmacisti si adattino alla mia volontà, e rispondano alla mia domanda di morte. È dunque illusorio pensare che la scelta di eutanasia riguardi solo la persona interessata o rimandi ad una libertà individuale perché è una scelta che coinvolge molte persone”.

Dalla sua esperienza, quali ripercussioni ha una legge sull’eutanasia sulla società?

“Nuoce alla solidarietà tra i cittadini. In fondo la legislazione sull’eutanasia incoraggia inconsciamente nell’opinione pubblica l’idea che ciascuno deve risolvere da solo i propri problemi. Ciò che temo di più è proprio questa influenza nascosta e insidiosa, questo clima che si può generare soprattutto sulle persone anziane, su quelle non autosufficienti che possono, in condizioni di difficoltà, decidere di firmare una carta e con la loro morte pensare di risolvere i problemi di tutti. Non essere più a carico di qualcuno. Il procedimento mentale è chiaro: ‘sento che invecchio, che comincio a perdere le mie facoltà mentali e fisiologiche, faccio meglio a sparire’. Ha molto colpito in questo senso il caso del premio Nobel della medicina che all’età di 95 anni per non essere più un peso per il suo entourage, ha deciso di chiedere l’eutanasia che gli è stata accordata. Al posto di una solidarietà dove ci si prende cura dei più deboli, si genera una sorta di liberazione implicita del debole nel momento in cui diventa un peso per la collettività”.

Il Belgio prevede poi l’eutanasia per sofferenze insopportabile e ora la si vuole estendere anche ai minori. Cosa sta succedendo secondo lei?

“La stampa internazionale ha giustamente dato molto risalto alla notizia della persona che ha ottenuto l’eutanasia perché l’operazione del cambio di sesso è andata male generando una sofferenza psicologica che gli ha permesso di ottenere l’eutanasia. Credo davvero che bisogna fermarsi. C’è anche il progetto di legge che vuole estendere il diritto all’eutanasia ai minori indipendentemente dal consenso dei loro genitori. Vorrei a questo proposito ricordare che la legge belga non permette ai minori di firmare contratti economici, di contrarre matrimonio, di firmare atti che impegnano il loro avvenire e invece se la legislazione dovesse passare possono decidere di morire, addirittura senza il consenso dei genitori. E infine c’è la volontà di allargare l’eutanasia alle persone con demenza che non dispongono più di loro stesse come i malati di Alzheimer. Sono proposte che minano i legami sociali, come pure la solidarietà tra le persone. È una porta che rischia di allargarsi sempre più”.