Alla corte dei Gonzaga

Giulio Romano e il palazzo Te tra rinascimento e mito classico

L’Italia è ricca di arte e cultura, di luoghi da visitare, di mete grandi e piccole e di meraviglie da ammirare, antiche e moderne; come la città di Mantova che è un concentrato di bellezze naturali, architettoniche e artistiche. La cittadina nel Rinascimento fu signoria dei Gonzaga e meta di artisti importanti come il “cortese” Pisanello, il “classico” Mantegna, e “l’universale” Giulio Romano.

Romano di nascita, Giulio di Piero Pippi de’ Iannuzzi ebbe come illustre maestro Raffaello Sanzio, ma nella città dei papi, benché fu apprezzato, valorizzato e richiestissimo dall’aristocrazia papalina, non riuscì ad essere completamente slegato dal suo grande e famosissimo mentore. Sarà invece proprio a Mantova che, libero da eredità e dipendenze troppo ingombranti, riuscì ad esprimere appieno le sue straordinarie doti di artista a tutto campo (architetto, pittore, urbanista, disegnatore di arredi, organizzatore di feste, eventi e trionfi). Nel 1524 il marchese Federico II Gonzaga, ammirato dalle straordinarie capacità dell’artista, lo chiamò alla sua corte commissionandogli la trasformazione delle vecchie e mal tenute stalle situate nella penisola Te, in una residenza suburbana destinata al riposo e alla meditazione.

Giulio Romano, grazie anche alle lezioni apprese da Donato Bramante, ridisegnò completamente la struttura, sfruttando appieno la particolare conformazione ad unico piano rialzato. Le quattro facciate furono valorizzate attraverso una sofisticata ed elegante commistione di elementi classici, quali lesene, paraste, colonne e archi di tipo romano, con il modernissimo sistema murario a bugnato, capace di donare alla vecchia e rigida parete, un raffinato movimento ritmico che ne alleggeriva la compattezza. La bellezza della villa non si esaurisce nella suo aspetto architettonico, ma continua all’interno, dove alla suddivisione degli ambienti si accompagna una meravigliosa decorazione ad affreschi e decori a stucchi. Ogni stanza è dedicata ad un tema mitologico: la Sala di Troia, la Sala di Psiche, la Sala dei Cavalli, la Sala dei Giganti e la Sala degli Imperatori, per citarne alcune. Giulio Romano concepì le varie figurazioni e i personaggi rappresentati secondo un particolare sistema di raffigurazione che rimandava alla volta stellata e alle figure delle costellazioni.

Ai signori di Mantova e ai loro nobili ospiti si apriva un immenso universo fatto di dei, eroi e condottieri, di amori e di grandi imprese, personaggi mitici immersi in una natura bucolica e lirica. Si passa dal sontuoso e ricco “Banchetto di Amore e Psiche”, nella omonima stanza, alla terribile incombenza della stanza dei Giganti, dove si festeggia il trionfo mitologico di Giove e Giunone che grandeggiano nello spazio delle pareti. Era ben oltre le aspettative di Federico Gonzaga, quanto Giulio Romano ideò per il marchese, ovvero una stanza dedicata alla contemplazione e al perenne ammonimento per la condotta dei principi. Questo speciale e riservatissimo eremo filosofico fu decorato con grazia, con le storie tratte dalle Favole di Esopo e con le imprese e le azioni dei grandi uomini di stato romani. Se un tempo questo palazzo riuscì a gareggiare e a superare gli antichi edifici del mondo classico, oggi passando per Mantova non possiamo fare a meno di immaginare che anche un “eroe” moderno come Nuvolari abbia contemplato le logge e le stanze del Te, prima di combattere le sue battaglie contro il tempo.