A difesa di Bebe Vio

E la campagna “Dona un neurone ad un hater” di Alessandro Cattelan

Il popolo del web si è unito in questa settimana a difesa della campionessa paralimpica Bebe Vio, che è stata fatto oggetto di insulti violenti via Facebook. Qualcuno, infatti, ha creato una pagina in cui si inneggiava a commettere violenza contro la giovanissima schermitrice italiana, da poco vincitrice, fra l’altro, di un premio internazionale come sportiva dell’anno (premio condiviso con un altro grandissimo atleta come il corridore giamaicano Usain Bolt). Anche se rimossa prontamente dal network, la pagina in questione ha avuto il modo di farsi leggere e diventare notizia virale. Purtroppo sembra difficile riuscire a risalire all’autore e, come spesso accade con il web, chi ha creato questa pagina carica di odio ingiustificato e assurdo non subirà nessuna conseguenza e anzi potrà, un domani, continuare indisturbato nelle sue campagne di insulti. Questo ci ricorda i pericoli della rete e della sua impalpabilità, la disumanità che può correre su quei canali e che ha il potere disturbante di diventare subito popolare, sia che la si commenti per denigrarla sia che lo si faccia per sostenerla.
Tra i tanti personaggi famosi e non che hanno difeso e sostenuto la Vio (che ha subito denunciato il fatto alle autorità competenti), uno in particolare ci pare abbia risposto in maniera, diciamo, adeguata all’haters che ha insultato la giovane atleta: si tratta di Alessandro Cattelan, volto noto di Sky, presentatore delle ultime edizioni del talent show di successo X-Factor. Cattelan ha realizzato, infatti, una finta “pubblicità progresso” intitolata “Dona un neurone ad un hater”. In questo breve spot, realizzato insieme alla stessa Bebe Vio, si ridicolizzano tutte le persone che usano i social network come mezzi per esternare le loro frustrazioni e le loro deviazioni, invitando a donare loro un neurone. Uno spot che, naturalmente, è stato proiettato in maniera virale non solo nel nuovo programma di Cattelan, che va in onda ogni sera, ma anche in tutte le piattaforme digitali che utilizza, diventando un trend di grande successo, ripreso e ritwittato da persone, giornali, istituzioni. Con questo spot Cattelan ha trovato, a nostro avviso, un modo adeguato per rispondere a chi aveva creato la pagina Facebook, proprio perché ha agito sul suo stesso campo, quello della comunicazione social, con lo stesso tipo di linguaggio che viene usato. Uno dei pochi modi per difendersi da questo bullismo tecnologico è, dunque, quello di denunciarlo, ridicolizzandolo, sugli stessi mezzi impiegati e con le stesse modalità linguistiche adottate.