«Ricostruire il Partito Comunista, nel quadro più ampio della Sinistra di Classe»

Riceviamo e pubblichiamo questo appello firmato da Stefano Micheli, Segretario Provinciale PCd’I Rieti e Lucia Allegra, Segretario Provinciale Rifondazione Comunista.

Siamo compagne e compagni di diverse generazioni che hanno preso parte, con differenti appartenenze di partito o senza partito, alla storia sempre più critica e travagliata del movimento comunista in Italia dell’ultimo trentennio.

A ventitré anni dalla fine del Pci e stante l’attuale insufficienza delle esperienze che in modo diverso si sono richiamate a quella grande storia, nasce l’esigenza di ripartire con l’obiettivo della costruzione di un partito comunista che ne riprenda le migliori caratteristiche, ricollocandole nelle attuali condizioni italiane e internazionali.

Si rende necessario costruire un credibile processo unitario che includa la sinistra partitica, sindacale, associativa, di movimento, anche nella competizione elettorale: la quale deve tornare ad essere – se si vuol conseguire un consenso non effimero – un momento unitario del percorso politico, non il suo presupposto o il suo punto d’arrivo.

Entro tale processo – in modo inseparabile da esso, e nel quadro di una fase che, a sinistra, appare caratterizzata da un alto tasso di mobilità politica – riteniamo fondamentale il lavoro di ricostruzione in Italia di un partito comunista degno di questo nome: di una forza organizzata non settaria, attenta agli sviluppi della dinamica politica, legata organicamente al mondo del lavoro e non opportunista, che si ponga in grado di orientare e condizionare da un punto di vista di classe il processo di aggregazione della sinistra. Siamo consapevoli dei limiti pesanti che hanno caratterizzato l’esperienza di questi ultimi venti anni.

La crescente frammentazione e il moltiplicarsi delle divisioni hanno dissipato un patrimonio militante, con un incredibile turn-over che ha complessivamente interessato qualcosa come un mezzo milione di iscritti e dilapidato un’influenza elettorale che aveva raggiunto nella seconda metà degli anni Novanta i 3 milioni e 200 mila voti e che era proiettata verso il 10%. A riprova di quanto sia facile dissipare in pochi anni un grande patrimonio elettorale, quando esso non riposi su solide fondamenta. C’è dunque la necessità di una rilegittimazione dei comunisti, compito tanto più urgente in quanto la crisi sistemica in cui siamo a tutt’oggi immersi continua a colpire in primo luogo lavoratrici e lavoratori, privi di una rappresentanza anticapitalistica adeguata.

Non è per nostalgia o per astratto ideologismo che sosteniamo la necessità di ricostituire un riferimento organizzato e unificato dei comunisti. Sappiamo di doverci misurare con la sedimentazione ideologica che l’egemonia capitalistica ha depositato sulla sconfitta del movimento operaio: disarticolando il mondo del lavoro, generando la disgregazione etica e morale della società. Da questo ha tratto linfa la cosiddetta antipolitica.

Per questo riteniamo che la costituzione di un’Associazione, promossa da militanti di buona volontà e senza retro pensieri di corto respiro – comuniste e comunisti – che abbia come preminente obiettivo, strategico e di lunga lena, la ricostituzione in Italia di un partito comunista degno di questo nome, possa essere in questa peculiare temperie storica lo strumento giusto: uno strumento aperto a chiunque si ritenga ancora parte dell’impresa comunista, che non chiami in causa in modo improvvisato le rispettive attuali collocazioni (dentro o fuori gli attuali partiti) ma che sin d’ora operi per una ricomposizione. Con intelligenza, senza veti o abiure e nel contesto largo dei processi unitari a sinistra.

Comunisti uniti, per la ricostruzione del partito comunista, in una sinistra di classe e del lavoro, unita e unitaria.