73. “Deus caritas est”. Una nuova disponibilità a soccorrere il prossimo bisognoso

Tramite i mezzi di comunicazione di massa ogni giorno siamo resi coscienti di quanto si soffra nel mondo, nonostante i grandi progressi in campo scientifico e tecnico, a causa di una multiforme miseria, sia materiale che spirituale. Questo nostro tempo richiede, dunque, una nuova disponibilità a soccorrere il prossimo bisognoso.

L’Enciclica che stiamo approfondendo si occupa del modo in cui l’amore si manifesta nelle diverse attività umane, dalle più semplici alle più complesse, con particolare riferimento alla natura e alle finalità della Chiesa anche in riferimento alle altre realtà istituzionali che caratterizzano il vivere e l’agire personale e sociale. Un aspetto centrale dell’importante documento riguarda la riflessione che il Pontefice conduce circa le strutture che, nell’attuale contesto sociale, sono indirizzate al servizio caritativo. Si tratta di un passaggio propedeutico ad un ulteriore approfondimento, quello relativo alla definizione delle strutture ecclesiali poste, anch’esse, al servizio della carità. Il Papa intende quindi anteporre le considerazioni relative al rapporto tra carità e contesto ecclesiale, con una riflessione circa l’impegno per la giustizia e per l’amore nel mondo odierno. Il primo elemento che viene preso in analisi riguarda il ruolo e l’efficacia dei mezzi di comunicazione.

A partire dalle profetiche intuizioni del Concilio Vaticano II, riprese dall’Enciclica, si sottolinea come l’enorme sviluppo e diffusione dei mezzi di comunicazione di massa, abbia reso possibile la trasmissione di informazioni in modo immediato, quantitativamente e qualitativamente rilevante. Le situazioni di povertà e sofferenza possono oggi essere conosciute con crescente consapevolezza, il mondo è più piccolo da un punto di vista delle distanze, sempre più virtuali che reali, è però un mondo sempre più grande dal punto di vista della ricchezza culturale e delle possibilità di scambio di conoscenze e informazioni che possono essere realizzate tramite i mezzi di comunicazione di massa

Così il Papa: «Se questo “stare insieme” a volte suscita incomprensioni e tensioni, tuttavia, il fatto di venire, ora, in modo molto più immediato a conoscenza delle necessità degli uomini costituisce soprattutto un appello a condividerne la situazione e le difficoltà. Ogni giorno siamo resi coscienti di quanto si soffra nel mondo, nonostante i grandi progressi in campo scientifico e tecnico, a causa di una multiforme miseria, sia materiale che spirituale. Questo nostro tempo richiede, dunque, una nuova disponibilità a soccorrere il prossimo bisognoso» (n. 30). Oggi non manca quindi l’informazione, anzi, è ricca, diretta ed estremamente sviluppata. Non mancano però neanche i mezzi per intervenire nell’azione di sollievo dalla sofferenza. A questo proposito l’Enciclica è provocatoria: «(…) il presente mette a nostra disposizione innumerevoli strumenti per prestare aiuto umanitario ai fratelli bisognosi, non ultimi i moderni sistemi per la distribuzione di cibo e di vestiario, come anche per l’offerta di alloggio e di accoglienza. Superando i confini delle comunità nazionali, la sollecitudine per il prossimo tende così ad allargare i suoi orizzonti al mondo intero».

Nel segno della trasparenza e della fedeltà sono cresciute e operano le istanze ecclesiali e la piena e corretta collaborazione con quelle civili «(…) non mancherà di giovare all’efficacia del servizio caritativo». È, questo, un messaggio importante, diremmo fondamentale, al fine di favorire lo sviluppo e la promozione del bene comune, una prospettiva che non può prescindere dal «(…) sorgere e il diffondersi di diverse forme di volontariato, che si fanno carico di una molteplicità di servizi», un’esperienza che educa alla solidarietà e costituisce una scuola di vita soprattutto per i giovani. «All’anti-cultura della morte, che si esprime per esempio nella droga, si contrappone così l’amore che non cerca se stesso, ma che, proprio nella disponibilità a “perdere se stesso” per l’altro (cfr Lc 17, 33 e par.), si rivela come cultura della vita». (n. 31).

Il messaggio di Papa Benedetto XVI è chiarissimo e confortante: è importante la collaborazione tra la Chiesa Cattolica con altre Chiese e Comunità, tutti infatti «(…) siamo mossi dalla medesima motivazione fondamentale e abbiamo davanti agli occhi il medesimo scopo: un vero umanesimo, che riconosce nell’uomo l’immagine di Dio e vuole aiutarlo a realizzare una vita conforme a questa dignità» (n. 31).