La pasta al pomodoro di Strampelli

Ricorre quest’anno il 150° anniversario dalla nascita di Nazareno Strampelli, dell’agro-genetista marchigiano naturalizzato reatino. E a fare da contrappunto alle iniziative di rito c’è una notizia che rimbalza sul web da qualche ora: la “riscoperta” di una sua varietà di pomodori: la Varrone.

Il suo recupero è avvenuto grazie ad un lavoro di ricerca coordinato dall’Università Politecnica delle Marche, che ha ritrovato il seme del pomodoro «a San Pietroburgo, nella famosa banca del germoplasma dell’Istituto Vavilov, creato nei primi decenni del ‘900 dall’agronomo, botanico e genetista russo Nikolai Vavilov».

A spiegarlo è Roberto Papa, professore di genetica agraria della Politecnica che ha coordinato la ricerca in collaborazione con Sergio Salvi, biologo e biografo di Strampelli, e con Giovanna Attene, professoressa di genetica agraria dell’Università di Sassari.

«I semi – seguita Papa – sono stati riportati in Italia e impiegati in una prima serie di prove atte a stabilire la corrispondenza delle caratteristiche manifestate dalla varietà odierna con quelle illustrate negli anni Venti e riportate in uno dei pochissimi studi esistenti dedicati al pomodoro creato dal genetista marchigiano».

Si potrebbe pensare ad una curiosità da archeo-agricoltura, ma il lavoro svolto dall’Università marchigiana ha anche un grande potenziale pratico: «Il Varrone – sottolinea Salvi – è una varietà ottenuta migliorando un pomodoro inglese di origine indiana tollerante la siccità, il “Sutton’s Best of All”, rendendolo anche resistente alle crittogame (peronospora). Fu sperimentato negli anni ‘20 sia al nord (Parma) sia al sud (Bari), manifestando caratteristiche pregevoli sia in termini di produttività e resistenza alle crittogame, ma anche in relazione alla tolleranza alla siccità, apparendo idonea, quindi, anche alla coltivazione nel clima caldo-arido del Meridione».

Argomenti di non poco conto guardando ad una stagione invernale che non va annotata sul libro delle più secche di sempre solo grazie alle piogge di questi ultimi giorni. Un clima che nell’epoca del riscaldamento globale potrebbe diventare la “normalità”.

Catastrofismo a parte, la riscoperta si accompagna bene, oltre che al 150° compleanno di Strampelli, anche ad un altro anniversario di pochi mesi fa: quello per i cento anni dall’introduzione del grano Senatore Cappelli, una delle sue tante innovazioni portate nell’agricoltura italiana dal genetista nato a Crispiero di Castelraimondo.

Si apre infatti la possibilità di un piatto “strampelliano” al 100%, essendo il Varrone un ottimo pomodoro da conserva («frutto a polpa soda, di colore rosso vivo; raccomandabilissima», riportava nel 1935 l’Enciclopedia Treccani), e il Senatore Cappelli un apprezzato grano duro per la produzione di pasta di «qualità superiore».

I meriti di Strampelli, al di fuori di ristretti ambiti accademici, non sono mai stati abbastanza riconosciuti. Le città italiane che gli hanno dedicato una piazza o una via si contano sulle punta delle dita. Una distrazione alla quale da oggi si potrà rimediare, almeno un poco, a tavola.