Vittime della strada, mons. Pompili: «la vita può davvero cambiare dietro a una curva»

«Nel 2015 sono state 3248 le vittime di incidenti stradali in Italia, siamo il terzo paese per numero in Europa». Lo ha ricordato il vescovo Domenico presiedendo un momento di preghiera in occasione della giornata Onu in ricordo delle Vittime della Strada.

L’iniziativa, promossa dall’Ufficio Diocesano Problemi Sociali e Lavoro, in collaborazione con il Comune di Rieti, l’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada e l’Associazione Segnali di Fumo, era prevista per ieri pomeriggio in piazza Vittorio Emanuele II, ma si è svolta in Comune a causa del maltempo.

Un dramma, quello dei morti sulle strade, che mons. Pompili ha voluto leggere alla luce del Libro di Giobbe: «Si tratta di una figura che associamo alla pazienza» ha spiegato il vescovo, sottolineando come questa disposizione d’animo sia «istintivamente percepita in modo negativo, perché nel nostro immaginario è legata alla rassegnazione».

Ma la pazienza di Giobbe è esattamente il contrario della rassegnazione: «è la capacità di saper contrastare gli imprevisti della vita», è la resistenza alle avversità di chi mette in atto «il “piano B” necessario di fronte a quanto non era stato messo in conto».

«Giobbe è tutt’altro che rassegnato, cerca ostinatamente di capire e non si accontenta delle risposte addomesticate dei suoi amici» ha aggiunto don Domenico, e ricordando che al tempo di Giobbe la risposta attorno al male e alla sofferenza era sempre considerata «una punizione divina», ha sottolineato quanto questa sia «una visione che possiamo accettare».

Lo stesso Giobbe, infatti, «rifiuta tutte quelle interpretazioni che tendono ad essere deresponsabilizzanti». Solo in un «contesto non religioso ci si può accontentare di risposte come il destino, la sfortuna, la serie delle circostanze» e questo «vale per le vittime degli incidenti stradali come per il terremoto».

Da Libro di Giobbe, si trae infatti un’altra lezione: se non possiamo cavarcela credendo semplicemente al gioco fortuito delle circostanze, «ciascuno di noi deve fare appello al proprio senso di responsabilità» prendere coscienza di quanto «molte volte siamo irresponsabili e incapaci di tenere in debito conto il pericolo al quale esponiamo noi stessi e gli altri».

«Questa giornata – ha concluso il vescovo – è un appello a riscoprire il senso della strada, che non presenta soltanto curve insidiose, ma indica anche il senso del nostro cammino: la nostra vita è precaria, ma anche per questo avvincente». Per questo occorre «sentire che la vita può davvero cambiare dietro a una curva», e per questo «dobbiamo saperla apprezzare ancora di più».