Italia

Un anno dopo il lockdown. Draghi: «Ognuno deve fare la propria parte»

«Il 10 marzo di un anno fa l'Italia si chiudeva diventando per la prima volta una grande zona rossa»: è lo stesso presidente del Consiglio, Mario Draghi, a ricordare quella data. Le parole del premier sono un richiamo all'unità e un appello al contributo di tutti

“Il 10 marzo di un anno fa l’Italia si chiudeva diventando per la prima volta una grande zona rossa…”. È lo stesso presidente del Consiglio, Mario Draghi, a ricordare quella data.

Il videomessaggio per la conferenza “Verso una strategia sulla parità di genere”, in occasione della festa della donna, diventa anche l’occasione per tornare a parlare agli italiani alla vigilia di una nuova stretta contro la pandemia, mentre le statistiche segnalano che il numero delle persone morte per Covid ha superato la terribile quota centomila.

Oggi come allora, nella continuità delle istituzioni democratiche al di là dei mutamenti politici, le parole del premier sono un richiamo all’unità e un appello al contributo di tutti.

“Questo non è il momento di dividerci o di riaffermare le nostra identità”, afferma Draghi, ma

“ognuno deve fare la propria parte nel contenere la diffusione del virus”.

Le sue sono anche parole di ringraziamento ai cittadini – per la loro “disciplina” e “infinita pazienza” – e a tutti coloro che sono impegnati più o meno direttamente nel contrasto della pandemia: “Sono anche questi esempi di responsabilità civica e professionale, di cittadinanza italiana attiva, che impongono al governo di moltiplicare ogni sforzo”.

“Siamo solo all’inizio”, osserva il presidente del Consiglio, e il compito del governo, ma anche quello di tutti i livelli istituzionali, è di “salvaguardare con ogni mezzo la vita degli italiani e permettere al più presto un ritorno alla normalità”. È necessario “compiere scelte meditate, ma rapide”, perché “ogni vita conta”.

“Non voglio promettere nulla che non sia veramente realizzabile”, sottolinea Draghi, e

ribadisce che il suo “pensiero costante” è quello di “rendere efficace ed efficiente l’azione dell’esecutivo nel tutelare la salute, sostenere chi è in difficoltà, favorire la ripresa economica, accelerare le riforme”:

le direttrici espresse già al momento di accettare l’incarico di formare il nuovo governo, in sintonia con il mandato del capo dello Stato, e illustrate nel discorso programmatico alle Camere.

Rispetto a un anno fa, comunque, si è concretizzato un grande motivo di speranza in più, “un segnale vero di fiducia”. E se “la pandemia non è ancora sconfitta”, con l’accelerazione del piano dei vaccini si intravede finalmente “una via d’uscita non lontana”.

“Nel piano di vaccinazioni che nei prossimi giorni sarà decisamente potenziato”, insiste il premier, “si privilegeranno le persone più fragili e le categorie a rischio”,

nella consapevolezza che “aspettare il proprio turno è un modo anche per tutelare la salute dei nostri concittadini più deboli”.

Ma in questo anno è accaduto anche che il numero di italiani in situazione di povertà assoluta sia aumentato di oltre un milione. Draghi cita i recentissimi dati Istat e riafferma l’impegno a “dare una risposta alle tante persone che soffrono per la crisi economica” e a “combattere le disuguaglianze”, cominciando da quella tra donne e uomini. A giorni dovrebbe vedere la luce il cosiddetto decreto sostegno, di cui già circolano le bozze,

ma oltre i pur necessari provvedimenti a breve è sulla prospettiva strategica del Recovery Plan che il premier sta investendo le energie più caratterizzanti del governo.

Ed è questa prospettiva che Draghi ha in mente quando nel messaggio dichiara che “per coinvolgere pienamente le donne nella vita economica, sociale e istituzionale del Paese, occorrono “azioni mirate e profonde riforme”. O quando sostiene che “lo Stato e gli enti territoriali dovranno assistere le famiglie, specie le più giovani”, anche dopo la fase dell’emergenza.

dal Sir