Sant’Antonio, è davvero tempo di togliere l’oro

Tre anni fa il vescovo Lucarelli ha espresso un desiderio: che la statua del santo fosse liberata dall’oro con cui viene vestita, esposta e portata in processione.

Da allora è stato tolto qualche pendaglio, ma la sostanza non è cambiata. L’esortazione del vescovo è caduta nel vuoto. Forse ha confidato troppo nel buon senso: una qualità che da noi, purtroppo, non è di casa. E di togliere l’oro quasi non si parla più.

L’ha spuntata chi argomenta in favore dell’addobbo dorato. In fondo, si dice, è il segno della devozione, mica il prodotto dell’usura!

È vero, ma se Antonio il francescano prendesse miracolosamente vita, cosa farebbe? Girerebbe così agghindato vantandosi di aver ricevuto tanta ricchezza in cambio di grazie e miracoli?

E che senso hanno quei gioielli su una statua quando pure il Papa porta solo una croce di ferro?

6 thoughts on “Sant’Antonio, è davvero tempo di togliere l’oro”

  1. Lorenzo Blasetti

    Osservando la “PROCESSIONE DEI CERI”…
    “Ah, come vorrei una Chiesa povera e per i poveri!”: lo diceva papa Francesco all’inizio del suo pontificato e lo ha ribadito più volte in questi mesi. Chissà se il papa ha avuto modo di vedere l’oscenità religiosa che ancora quest’anno, nonostante i suoi chiarissimi messaggi, si è celebrata per le vie di Rieti?! È mai possibile che nella nostra chiesa si continui ancora ad offrire come espressione di fede l’ostentazione pagana di un santo rivestito d’oro, accompagnato da una moltitudine di gente che, in gran parte, dopo la processione dei ceri, continuerà a trovarsi sempre altrove rispetto all’appuntamento fondamentale della fede cristiana: la Messa domenicale? È mai possibile che, profeticamente, non si dica con chiarezza a questa gente che onorare sant’Antonio senza accogliere il suo messaggio di andare da quel Cristo che la ha rivestito di sé (seconda lettura della Messa di oggi, 23 giugno 2013), rendendolo santo, non solo non è un atto di fede ma è una vera e propria celebrazione idolatrica? E che rivestirlo d’oro per ostentarlo alla curiosità della gente è in netta e blasfema contraddizione con la sua scelta di essere povero? La chiesa di Rieti ha dato ancora un bel messaggio ai poveri di questo mondo, tanti anche nella nostra città, nonostante le scelte concrete e i richiami straordinari di Papa Francesco. E mi domando: che fine ha fatto l’invito che il Vescovo fece qualche anno fa a destinare l’oro di sant’Antonio a scopi più cristiani e non a rivestirne la statua? Parole buttate al vento? Pastorale degli annunci, come la politica di questi tempi? Come può la gente prenderci sul serio quando a parole proclamiamo quello che si dovrebbe fare per essere cristiani e poi lo lasciamo calpestare in maniera così evidente e pacchiana? Torno a papa Francesco: lui fa ogni giorno scelte di semplicità che stanno riaccendendo la speranza di vedere finalmente una chiesa povera e sobria anche nei suoi paludamenti esteriori. A Rieti, da quel che ho potuto osservare, si sta continuando ad andare nella direzione opposta. Fantastico un po’ e immagino il Papa davanti al televisore (la nostra RTR della cui trasmissione è meglio tacere): non è difficile pensare che, sobbalzando sulla sedia, ogni tanto abbia scosso la testa e si sia detto in cuor suo: “Buonasera. A Rieti non hanno ancora capito proprio nulla”.

    Questa riflessione l’avevo inviata a commento di “Sant’Antonio e gli usurai di oggi”. La ripropongo a commento di questo editoriale, visto che siamo in tema.
    Don Lorenzo Blasetti

  2. Luigi

    Non vorrei passare per quello che fa sempre il bastian contrario, ma devo dire di non riuscire a condividere nessuna delle vostre certezze,, pur non avendone di mie da proporre al loro posto!

    La processione di Sant’Antonio che Don Lorenzo definisce “oscenità religiosa”, è in realtà, e per distacco, la manifestazione (sacra o profana) più amata del nostro territorio, e di anno in anno non solo non perde punti nell’affetto della gente, ma sembra guadagnarne. Sono abbastanza vecchio da ricordarmi le processioni “sobrie” di trent’anni fa, a cui andava la metà della gente di oggi, e soltanto anziani, mentre oggi la processione è ricchissima (oddio, che brutto aggettivo ho usato!) e piena di giovani.

    Se non conoscessi e vedessi di persona (non su RTR) la processione tutti gli anni (pur senza mai essere stato sfiorato dall’idea di parteciparvi), leggendo articolo e commento mi verrebbe da pensare ad una occasione mondana, con persone che vanno in giro per guardare e farsi guardare mentre chiacchierano degli affari loro ( ma si, insomma, quello che fanno Sindaco, Prefetto & C. Nelle prime file!); invece la grandissima parte della gente ha pregato e detto rosari per tutto il tempo della lunga camminata sotto il sole di giugno, e se questa è oscenità religiosa, io spererei di averne tanta di più, in tutte le nostre Chiese!

    Certo che sarebbe un’ottima cosa se tutta la gente che per un giorno all’anno segue pregando la statua del suo santo poi si facesse vedere a messa le altre domeniche, ma non sarà il caso che ci domandiamo cosa trovano, la domenica, le persone che vanno a messa, oltre a liturgie sciatte e predicazione che definire mediocre è ancora un complimento? Non so dire se questo sia il caso della parrocchia di Don Lorenzo, dove non ho mai messo piede, ma posso dire con certezza che nella nostra città la media delle prediche da ragione a Benedetto XVI, quando diceva che il vero miracolo della Chiesa è sopravvivere ogni domenica a milioni di orribili omelie!

    Onestamente ritengo del tutto fuori bersaglio la domanda su cosa direbbe Sant’Antonio, il punto non è Antonio e le sue scelte; la gente non sta seguendo una persona viva e nemmeno un libro col pensiero di quella persona, la gente sta seguendo otto secoli di devozione, storia e tradizione, in cui ognuno ritrova i gesti e la vita dei padri dei suoi padri, ANCHE ATTRAVERSO I DONI FATTI ALLA FESTA PER MEZZO DEI GIOIELLI!

    É pacchiano, non è elegante? Concordo e condivido, ma concordo perché non sono mai stato un povero, e mi sono potuto permettere di sviluppare un’idea di eleganza diversa. I poveri non la pensano come me, né come chi scrive e commenta, e per questo abbelliscono la statua e la festa con quello che sembra bello a loro, e non con quello che sembra bello a me! Quell’oro essi lo sentono come proprio e non nutrono il minimo desiderio di “esserne liberati” nemmeno per sante cause!
    Quell’oro non è certo dono dei ricchi né degli usurai, ma della povera gente che l’ha donato ed esige che sia esposto, perché l’oro a nient’altro serve se non ad essere esposto o ad essere venduto. Preferite la seconda? Anch’io, ma loro no! E onestamente sono un po’ stufo di sentire i ricchi (noi ricchi) dire ai poveri cosa è meglio che pensino.

    E se devo dirla tutta fino in fondo e rispondere alla domanda con cui finisce l’articolo, ho sentito decine di persone (forse centinaia) compiacersi della croce di ferro di Papa Francesco, ma erano tutte persone altoborghesi, del mio livello sociale in su, e nemmeno un povero! I poveri, quelli che avevano donato al Vicario di Cristo le croci d’oro e tutte le cosiddette “ricchezze della Chiesa” (intesa come palazzi Apostolici) erano molto più contenti di vedere il loro oro addosso al loro Vescovo che di vederlo ricomprato da qualche miliardario in cambio di un po’ di soldi in più su un conto dello IOR!

    1. Lorenzo Blasetti

      Solo due cose: i santi vanno onorati per la testimonianza evangelica che hanno dato. Sant’Antonio era un “francescano”… e certamente amante della povertà che non va d’accordo con l’oro che gli viene messo addosso. Le devozioni? Ricordo al sig. Luigi che c’è, purtroppo, una religione “senza fede” molto, molto, molto diffusa. E gli dico anche: quando si interviene pubblicamente è doveroso firmarsi sempre con nome e cognome.

      1. Luigi

        Non ho messo né nome né cognome perché il meccanismo degli account wordpress lo ha fatto al posto mio.
        Però, dato che è doveroso, mi firmo: mi chiamo Luigi Conti, sono nato il 18 febbraio 1963 e sono raggiungibile via mail all’indirizzo battaglieculturali@tiscali.it

        Per il resto, rimango del parere che invidio senza riserve tutti quelli che hanno un misuratore che consente loro la valutazione del grado di fede nelle devozioni altrui, e comunque non posso che tenermi l’idea che una devozione con poca fede è sempre un bel po’ meglio che nessuna devozione e nessuna fede.

        1. Lorenzo Blasetti

          Non è di questo parere Gesù Cristo che, come risulta dal vangelo, condanna senza riserve la religiostà senza fede: “”Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: Questo popolo mi onora con le labbra,ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini”(Mc 7,6-8) In quanto alla valutazione del grado di fede la chiesa è chiamata proprio al compito di garantire la purezza della fede evangelica perché non si trasformi in idolatria (i santi senza Cristo). Quando non lo fa si rende colpevole davanti a Dio e agli uomini. In quanto alle devozioni, nella fede cristiana sono “accessori”: quando si tarsformano in “essenziali” mettendo i santi o la Vergine Maria al posto di Cristo sono un ostacolo alla fede e alla cerdibiltà della chiesa.

  3. Redazione

    Vorrei fare un commento molto sobrio. La Pia Unione ha garantito che si sta procedendo a togliere l’oro dalla Statua ogni anno progressivamente. Quest’anno altre due bacheche sono state usate per liberare la statua. Questi cambiamenti richiedono anche tempo, decenni di mentalizzazione pacata, al contrario contrapposizione e rifiuto generano conflitti e abbandoni. Piano piano le persone capiscono. Si arriverà anche a vendere l’oro e a darlo per i poveri. Ormai da alcuni anni la Pia Unione dà assegni ad associazioni benefiche.
    Quanto alla processione si tratta di migliaia di persone che non possiamo giudicare come un’unica realtà. Ci sono tanti che frequentano le loro parrocchie (chi tutte le domeniche, chi saltuariamente, chi poche volte l’anno) nonostante le prediche e nonostante parrocchie inospitali sotto molti aspetti. Quelle 4 ore di canti, preghiere, brani di vangelo letti e meditati fanno molto; 10 giorni di predicazioni nella chiesa di san Francesco gremita di persone fanno tanto; le tante persone che si accostano alla confessione sono un segno molto positivo. Sono opportunità preziose da non lasciar cadere.
    Se ci fossero più sacerdoti disponibili sia durante la settimana di preparazione sia durante la processione si potrebbe fare molto di più.

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