A San Liberato l’ingresso in parrocchia di don Nicolae. Il vescovo: «nell’avvicendarsi dei pastori la presenza del buon pastore»

«Questa sera non si avvicenda solo un parroco, ma addirittura tre in un colpo solo. E chi eredita tutta questa fatica è una sola persona».

È con queste parole che il vescovo Domenico ha introdotto il rito di ingresso in parrocchia di don Nicolae Zamfirache, al quale ha affidato la cura pastorale della parrocchia di San Liberato in Cantalice insieme a quella di San Michele Arcangelo in Apoleggia, oltre alla gestione del centro pastorale situato al bivio tra Cantalice e Poggio Bustone, nel quale si è svolta la partecipata cerimonia.

«La cosa più importante – ha sottolineato il vescovo – è quella di cogliere nell’avvicendarsi dei pastori la presenza del buon pastore, che non viene mai meno. Perché i sacerdoti, con i loro pregi e i loro difetti, sono solo una pallida immagine dell’unico e vero pastore: Gesù Cristo».

«Il fatto che un unico parroco metta insieme tre comunità – ha aggiunto mons. Pompili – deve aiutarci a vivere la nostra fede come un fattore di unificazione. Una piccola comunità che sa dialogare con la comunità vicina è un segno minimo, ma molto chiaro, di cosa sia il Vangelo».

Così come è un segno del Vangelo «se una comunità cristiana bada all’essenziale». E oggi, come sempre, «l’essenziale è far crescere i nostri bambini, accompagnare i nostri giovani, sostenere le famiglie, stare accanto alle persone anziane».

Un cammino che vede don Nicolae raccogliere l’eredità di don Francesco, don Gottardo, don Giacinto e don Casimiro: «Non si ricomincia ogni volta da zero, ma da dove si è lasciato, con la consapevolezza che il lavoro della fede è un lavoro paziente» ha sottolineato in conclusione il vescovo, che conta per la riuscita di questo progetto sulla giovane età del sacerdote e sulla sua forza «per arrivare ovunque».