In famiglia

Salmo 23

Beati l’uomo e la donna che potranno giungere alla morte così, sazi di giorni, capaci di cantare alla bontà e alla fedeltà

Quante volte ci è capitato di cantare il salmo 23? Magari al funerale di una persona cara nella versione mai obsoleta curata da padre David Maria Turoldo? Lo conoscono gli anziani ma anche persone ancora giovani e, certo, forse i ragazzi lo troveranno un canto un po’ lento, ma le sue parole restano sempre un balsamo per lo spirito. “Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla” (v. 1). È bello anche che questa preghiera di totale fiducia nel Signore, sia posto nel Salterio subito a ridosso della drammatica domanda del 22 “Perché mi hai abbandonato?” Qui, invece, chi prega predilige esagerare nel senso opposto e rendere grazie al suo Dio perché sente che con lui come guida, non ha bisogno di niente altro. Questa fiducia nel pastore è la stessa che i figli, finché sono piccoli, hanno totalmente in loro padre; poi, purtroppo, c’è un’età – in genere l’adolescenza – in cui quest’affettuoso affidamento sembra del tutto venir meno, ma, se va bene, con gli anni si può recuperare… Bello è che le pecore, ovvero tutti noi, figli adottivi di Dio Padre e “naturali” dei nostri padri biologici, riusciamo a fidarci, a sentirci ascoltati, capiti, compresi, anticipati nei nostri desideri e necessità più profonde e a nostra volta sappiamo essere davvero accoglienti e capaci di ascolto ed empatia nei confronti dei figli che abbiamo ricevuto in dono. Proviamo a leggere il salmo con questi sentimenti.

“Su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce. Rinfranca l’anima mia, mi guida per il giusto cammino a motivo del suo nome” (vv. 2-3), in cui è bello evidenziare che quello che fa il pastore non è per merito delle pecore, ovvero nostro, ma per pura Grazia, in modo del tutto gratuito. “Anche se vado per una valle oscura, non temo alcun male, perché tu sei con me” (v. 4). Ancora una volta il salmista non si risparmia e passa dalla terza persona alla seconda, con un aumento esponenziale di intimità. Tu sei con me, sempre! Ecco la certa speranza che non viene mai meno! Anche quando non ti vedo, anche quando non ci credo, anche quando il dolore è troppo forte. Se tu sei con me non ho paura di niente e di nessuno, questo ha il coraggio di cantare il salmista.

“Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza”. Ancora due simboli tipici della pastorizia vera e propria che gli Ebrei, in quanto popolo seminomade, praticavano come principale fonte di sostentamento. Il bastone dritto e corto serve per difendere le pecore dalle belve, il vincastro, invece, lungo e con l’estremità superiore a forma ricurva (la stessa foggia dei pastorali dei vescovi oggi) serve per recuperare le pecore smarrite o rimaste sui dirupi senza saper scendere… Poi il salmo cambia contesto e dal pascolo si passa all’ospitalità nel deserto, quella che il buon ebreo non poteva negare: “Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici. Ungi di olio il mio capo; il mio calice trabocca (v. 5). Il Signore è come un padrone di casa premuroso, Marta e Maria insieme, rende ogni onore al suo ospite, ma soprattutto sa valorizzarlo: lo invita a tavola, gli porge il vino, simbolo di alleanza e di festa e a bere il vino. Qui è come se fossimo davvero nella casa di una famiglia. Il Signore si comporta con ognuno di noi come il buon Samaritano del Vangelo, ma poi spera con tutto il suo cuore che anche noi si riesca a comportarci così con i fratelli.

“Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita, abiterò ancora nella casa del Signore per lunghi giorni”. Beati l’uomo e la donna che potranno giungere alla morte così, sazi di giorni, capaci di cantare alla bontà e alla fedeltà, quelle ricevuta da Dio e quella offerta da loro stessi nel loro cammino. Uno squarcio di speranza, il desiderio di vedere che il Regno si costruisce passo passo già qui, prima che sia pienamente compiuto nell’ultimo giorno quando tutte le famiglie dell’umanità saranno una sola in Gesù. Quel Gesù che avrà sicuramente recitato questo salmo, rinforzandosi nella sua docile obbedienza, rinsaldando il suo legame con il Padre, facendo comunione con Lui e con gli uomini attraverso la sequela nel cammino anche impervio e nello spezzare il pane e bere il vino come avviene in tutte le famiglie del mondo.

dal Sir