Rieti: non è un paese per pendolari

Con il disfacimento di Cotral: aumentano le difficoltà di chi vive all’ombra della… coincidenza.

Dietro alla raccolta di firme del “Comitato Pendolari Reatini” ci sono scontento, esasperazione ed una infinità di altri problemi. Proviamo ad approfondire il disagio partendo dalla cruda testimonianza di Cristina Zucco: pendolare da vent’anni, ha vissuto in prima persona il lento declino che ha trasformato la stazione di Rieti in un “sito fantasma”.

Come si diventa pendolari?

Ho iniziato a viaggiare sulla tratta da Rieti a Roma nel 1998, con i mezzi Cotral, per questioni lavorative. All’epoca non si entrava in contatto con una realtà caratterizzata da tutti questi disagi. A viaggiare non eravamo così tanti. Poi, negli anni, il numero dei pendolari è notevolmente aumentato. Credo che rispetto a vent’anni fa si siano quadruplicati.

Sa dirci cosa è cambiato da allora?

Beh, il problema è che non è cambiato nulla… nel senso che i mezzi sono sempre gli stessi di quindici anni fa! Le condizioni igieniche e sanitarie delle vetture, però, sono parecchio peggiorate: sono prossime all’abbandono e alla trasandatezza. Se prima ogni corriera doveva garantire il proprio servizio a quindici persone, oggi assistiamo a mezzi che ospitano dai venticinque ai trenta passeggeri circa, e questo per ogni fermata. Non di rado ci ritroviamo con corriere letteralmente costrette a bloccare la tratta per motivi di sovraffollamento, nell’attesa di un secondo mezzo di supporto. Il problema potrebbe essere facilmente risolto con l’intervento delle doppie corse nelle ore di punta. E poi è cambiato lo stato d’animo di chi viaggia. Oggi è da incubo: sai come parti e non sai come arrivi, se si ferma la corriera, se sale un malintenzionato…

Cotral si è mai azionata in seguito alle lamentele?

Dopo alcuni comitati di solidarietà qualcosa si era mosso, attraverso la messa in servizio di corriere da gran turismo e a doppio piano. Tuttavia risultarono eccessivamente lente e non resistettero alle tratte se non per alcuni anni. A conti fatti si viaggia sugli stessi mezzi di tanti anni fa, gli unici che sono realmente riusciti a resistere agli “acciacchi” inferti dal servizio. Cotral aveva anche fatto posare alcune pensiline nei pressi della stazione. Occupavano uno spazio di parcheggio che poteva – a mio parere – essere utile a noi pendolari, anche a pagamento. Comunque sia, pare che Cotral non saldò il conto dell’installazione e i creditori dovettero rimuoverle, lasciandoci sotto il temporale.

Cosa l’ha spinta a quest’iniziativa, quando ha avvertito il bisogno di far sentire la sua voce?

Ho deciso di prendere parte attivamente al “Comitato Pendolari” in seguito ad un’aggressione subita durante uno dei miei viaggi quotidiani. Ho vissuto lunghi attimi di sconforto. Mi sono sentita abbandonata e in condizione di impotenza assoluta: l’uomo, infatti, è stato fermato solamente dall’intervento dei passeggeri presenti sul pullman. Tutto nella totale assenza di personale, ad eccezione dell’autista. Scioccata dall’avvenimento ho preso al balzo la fondazione del comitato. È nato il 5 novembre per sensibilizzare le persone al disagio quotidiano dei pendolari, reatini e non solo. In pochi giorni abbiamo raccolto già tantissime firme. È un dato che testimonia le grandi difficoltà provocate da chi, come me, viaggia ogni giorno su questi mezzi.

Di chi è la colpa?

Non entro nel fattore politico: non dipende dai poveri autisti, forse nemmeno da Cotral. Si direbbe che il vero problema sia rappresentato dalla totale assenza di finanziamenti per la manutenzione dei mezzi e la tutela dei servizi. Lo si vede nella mancanza di personale, sia di controllo che di pulizia. Quello della mobilità è un servizio delicato: necessita di tutta una serie di attenzioni. Non da ultimo perché episodi come il mio non si ripetano. Soprattutto a bordo di un mezzo pubblico, perché altrimenti si spingono implicitamente le persone a non viaggiare. La mobilità è un bene comune e dobbiamo impegnarci a mantenerlo, anche attraverso il risveglio del senso civico.

One thought on “Rieti: non è un paese per pendolari”

  1. Cristian Melo

    Cara Zucco Cretina è probabile che non te ne rendi conto ma stiamo vivendo in una profonda crisi dove nessuno ha più i soldi per continuare a mandare avanti la baracca,con tutte queste tasse e questa austerità nessuno riesce a garantire i servizi!!! SVEGLIATI !!! TE LO DICE TUO FIGLIO….SMETTILA DI ESSERE SEMPRE CATTIVA CON IL PROSSIMO !!!

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