Non… habemus Papam

La Chiesa non si può più permettere una guida che per troppi anni sia solo un’immagine, senza essere anche un braccio operativo.

La decisione di Papa Ratzinger di lasciare il posto ad un altro e di rinunciare “a morire da Papa” sarà commentata da tanti osservatori insigni e quotati.

Tuttavia è pur vero che ognuno si sente di dire la sua e di fare bilanci anche se l’anziano Pontefice è ancora in vita e sembra in buona salute, nonostante l’età e gli acciacchi che questa porta con sé.

La Sua rinuncia viene annunciata proprio quando la campagna elettorale italiana è nel vivo e sarà esecutiva dopo alcuni giorni che sarà stato proclamato il vincitore delle elezioni; cade in piena Quaresima, tempo propizio per le penitenze e le rinunzie, e l’elezione del nuovo (e giovane?) Pontefice avverrà in prossimità della Pasqua. Il Cardinale Camerlengo avrà un bel da fare a far concludere tutto nei tempi, ammesso che tutto vada liscio e che i Padri Elettori si mettano d’accordo sul successore, anche se si salterà il lamento dei novendiali, cioè i nove giorni di Messe e suffragi compreso il faraonico funerale, perché il predecessore è ancora vivo.

Con questi giorni di anticipo, i Cardinali potranno iniziare a consultarsi e dopo l’inizio della Quaresima, col capo cosparso di cenere, cominceranno a convenire a Roma da tutto il mondo, con l’idea di tornare per la Pasqua a celebrare le solenni cerimonie della Settimana Santa con i loro fedeli. Tutti i Cardinali tranne uno, naturalmente.

La decisione di Ratzinger è una decisione nuova per l’epoca contemporanea, prevista dal codice di diritto canonico, dalla Costituzione sulla Sede vacante, ma mai attuata, e forse diventerà la “regola” per il futuro.

Colpisce una frase della Sua dichiarazione: “nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo”.

Il mondo è soggetto a rapidi mutamenti e questo richiede vigore, capacità di cogliere questi mutamenti e di governarli. Padre Ratzinger, non si sa come potrà essere chiamato un ex Papa, Eminenza forse, perché comunque resterà Cardinale, vuole dire che la Chiesa si governa con la preghiera e la sofferenza, ma anche con la forza del corpo e dell’animo; non è solo un fatto di fede, un fatto spirituale, ma anche una questione di capacità. Diremmo di efficienza.

In questo è profetico e in questo senso sarà una scelta molto più praticata nel futuro. La Chiesa di oggi non può permettersi il lusso di stare in apnea per anni se un Papa è vecchio e malandato. Questo vale pure per le diocesi e gli altri funzionari ecclesiastici: ci sono uffici e funzioni che vengono ricoperti vita natural durante come se fossero costituiti ad personam impedendo sviluppo e progresso nell’annuncio e nella evangelizzazione. Con la scusa, falsamente modesta, che il Signore ci chiama a compiere certe missioni, alcuni non vogliono mai lasciare il posto in cui stanno! Le novità del mondo e dei suoi rapidi mutamenti richiedono un governo giovane, non solo in campo ecclesiale ma anche sociale e politico: ci sono troppi vecchi che pensano di essere indispensabili alla salvazione della Patria e della Chiesa, che hanno avuto il loro tempo e non sono riusciti a fare granché.

La scelta di Padre Ratzinger ci insegna che si deve avere il senso della misura, delle proprie forze, il senso del distacco dal potere e dalla visibilità mediatica.

Che faccia faranno quelli che se la prendono con le scarpe rosse del Papa e con gli ori di cui sarebbe ricoperto? Forse riusciranno a fare la distinzione tra la funzione e la persona, tra la ricchezza personale e lo splendore della Chiesa!

La Sua non è una fuga dalle responsabilità ma, come nel film di Nanni Moretti Habemus Papam, riconoscimento della insufficienza delle proprie forze per ricoprire un incarico tanto impegnativo.

Non habemus Papam unum, sed duos! Non uno, ma due Papi.