Meeting: Guidobaldi mezzo vuoto. E allora?

Come sempre accade nei mesi precedenti e nei giorni successivi al Meeting, si mette in forse il futuro della manifestazione.

La 42a edizione del Meeting internazionale di atletica di Rieti ha mantenuto il livello delle edizioni precedenti. Grandi atleti internazionali – alcuni freschi di Olimpiadi – hanno inaugurato la nuova pista del Camposcuola. Azzurra com’è, si sposava alla perfezione con il cielo terso della Valle Santa. Gli uccellini cinguettavano allegri. Magri i risultati delle gare, ma piacevole lo spettacolo.

Eppure c’è sempre chi non è contento. E mica mugugna in silenzio: ci tiene a farlo sapere. Insomma: nonostante gli sforzi, gli equilibrismi, le ristrettezze, anche quest’anno si riesce a mettere in piedi il Meeting ed i reatini che fanno? Danno forfait: ecco lo scandalo!

Ci giunge voce (noi non c’eravamo!) di tribune mezze vuote, nonostante il benemerito aiuto di San Giorgio. Anche la curva popolare è stata disertata e pare fossero pochi pure i soliti scrocconi sull’argine del fiume.

Pazienza? No: tutti a cercare di dare la colpa all’apatia dei reatini. I più prudenti puntano il dito contro la crisi e la mancanza di soldi. Ma davvero siamo arrivati a questo punto? Possibile che la maggior parte di noi non abbia più nemmeno cinque euro in tasca?

Non che gli operatori della Caritas si annoino, ma forse non è questo il punto. Viene il sospetto che il pubblico sarebbe aumentato di poco pure se l’accesso al Guidobaldi fosse stato gratuito.

Non sarà che alla maggioranza dei reatini dell’atletica importa poco? Che si sono stufati di andare dietro alla star del momento? Che hanno altri problemi e altri interessi?

Certi atleti ben pagati daranno pure lustro alla città, ma la vita delle persone non migliora di una virgola se qualche campione segna un nuovo record sulle nostre piste. Sarà banale, ma occorre tenerlo a mente.

Lo dicevamo già per le Olimpiadi: la retorica dei valori sportivi, del premio che ripaga del sacrificio non funziona più. Sono troppi quelli che faticano la vita in cambio di poco. Al giorno d’oggi lo sport è squalificato pure come via di fuga dalla realtà.

E allora, nel fare i bilanci, in attesa che si ripresenti il problema se fare o non fare il Meeting, è il caso di riflettere: a cosa serve? Corrisponde ancora all’anima della città, ai suoi bisogni, alle sue passioni? La Rieti di quarant’anni fa era assai diversa dall’attuale per società ed economia. Non possiamo fare finta di nulla, continuare a comportarci come se niente fosse.

La nostra città sta vivendo un divorzio tra il modo di presentarsi degli eventi e il senso comune. Un distacco che si manifesta pure dove le iniziative hanno successo. Forse la gente ha semplicemente smesso di far finta di credere a quello che gli viene detto. E serve a poco ingaggiare il grande nome, il grande evento. Ai reatini non serve chi gli porta «l’acqua co’ le recchie».

Si accontentano volentieri di cose più semplici. A patto che siano più profonde e più vere, che abbiano qualcosa a che fare con il loro mondo, che servano a rimettere in connessione le varie anime, sempre più disperse, della città.

Se il Meeting di domani fosse un incontro del genere, avrebbe ancora diverse edizioni garantite.