Matrimonio: quei corsi da riformare

Sono giunte da più parti, in via informale, diverse richieste di chiarimento attorno alla proposta del Consultorio di ispirazione cristiana di riformare i corsi di preparazione al matrimonio. E altri dubbi sono stati sollevati sullo sportello sulle nullità matrimoniali.

Abbiamo allora pensato di sintetizzare in uno schema di domanda e risposta le sollecitazioni ricevute, cercando di raggruppare, per quanto possibile, i temi emersi nell’ultimo periodo in semplici quesiti.

Perché modificare i corsi di preparazione al matrimonio?

La ragione che è alla base di un ripensamento immediato dei corsi poggia sul fatto che ai giovani fidanzati manca una visione anzitutto scientificamente corretta della psicologia di coppia, della sessuologia, della conoscenza di sé e del sesso complementare. Una visione, poi, moralmente orientata in senso cristiano non può basarsi su conoscenze scientifiche spesso confuse e frammentarie assunte in contesti diversi e contrapposti, come riviste, film o materiale informatico. La nostra proposta cristiana il più delle volte è come il seme gettato tra i rovi, per questo è necessario preparare prima il terreno con l’aiuto delle discipline a ciò finalizzate.

Ci vogliono gli specialisti?

Lo psicologo e il sessuologo devono avere all’interno dei corsi il giusto spazio, e non semplicemente limitarsi a qualche intervento sporadico nel corso di una catechesi. L’attenzione della Chiesa si rivolge a tutto l’uomo e vi saranno notevoli miglioramenti delle giovani coppie e delle famiglie se sapremo aiutarle a gestire i conflitti, a misurare le reazioni, a conoscere meglio se stessi, le proprie potenzialità e risorse ma anche i limiti che ciascuno porta con sé.

Ma non basta la forza della tradizione?

Non possiamo più partire dal presupposto che tutti sappiano che cosa è il matrimonio cristiano, né che tutti sappiano come risolvere i momenti di crisi. Molto semplicemente, la teologia e la catechesi, l’antropologia biblica e la morale non sono tutto ciò che serve. Vi è la necessità di fornire anche altri strumenti, che sono anteriori alla dimensione cristiana e prima che essa sia meglio approfondita, poiché il matrimonio è anzitutto un fatto umano.

Ma i corsi matrimoniali non dovrebbero servire innanzitutto a disporre gli sposi alla propettiva della cristiana? Qual è l’utilità dell’inserimento di altre figure?

Il matrimonio è anche un contratto, civile e canonico, che ha il suo peso, è disciplinato da norme ed è inserito in una società: ecco perché almeno due incontri devono essere dedicati a questi aspetti. Andare al matrimonio più preparati significa avere comunque un margine di rischio circa il fallimento o meno della vita coniugale, ma contrarre matrimonio ignari di queste dimensioni, oggi, è un azzardo e non un semplice rischio, che abbiamo il grave onere di limitare.

Lo sportello per le nullità matrimoniali indebolisce il matrimonio religioso?

Lo sportello per le nullità matrimoniali, in questo primo periodo, ha registrato le richieste di una quindicina di coppie, tutte separate e divorziate dai cinque ai quindici anni, quindi nella condizione effettiva di non poter ripensare la loro scelta. I casi che presentano i requisiti per avviare il procedimento di nullità, su quindici, sono appena due. Quindi gli allarmismi non hanno ragione di essere.

Perché non si può continuare a fare come si è sempre fatto?

Si è portati a pensare che il metodo attuale sia l’unico praticabile. In realtà, si rischia di giustificare un modo di fare per non ammetterne l’insufficienza. Se la Chiesa si abbandonerà ancora all’inerzia, si dovrà assumere la piena responsabilità del fallimento dei matrimoni celebrati dai preti.

Da quale esperienza è partito il Consultorio per avanzare le sue proposte?

I problemi più gravi che riscontriamo al Consultorio sono legati alle relazioni e alla sessualità. Per questi temi servono persone preparate scientificamente e in grado di fornire informazioni corrette. Se la finalità che si vuole raggiungere è un semplice tentativo di evangelizzazione, senza considerare la complessità della “posta in gioco” nel contesto attuale, si finisce per favorire addirittura il fallimento di numerose coppie. Nei corsi di preparazione dovrà essere lasciato più spazio all’”eros”, troppo spesso svalutato solo in favore della caritas e dell’agape. Sono dimensioni dell’amore che vanno sottolineate e curate in modo competente e serio tutte, e senza che vi siano superficialità e ridimensionamenti che vanno a colpire al cuore le relazioni di coppia.

2 thoughts on “Matrimonio: quei corsi da riformare”

  1. Lorenzo Blasetti

    Quando Gesù è venuto sulla terra, prima di annunciare il vangelo e di sollecitare la conversione per accedere al regno di Dio, presente in Lui, disse: “Andate ad aggiustarvi prima dagli psicologi e dai canonisti poi venite da me e vi insegnerò il vangelo”. Pensare che la formazione cristiana, centrata su una seria evangelizzazione, non incida sull’umano e lo renda capace di aprirsi alla novità del vangelo con la forza dello Spirito significa semplicemente negare che Cristo è venuto a salvare l’uomo. O non avere idea di che cosa sia la salvezza da Lui annunciata e realizzata. Servono gli psicologi e i canonisti? Certamente, ma delegarli alla formazione alla vita cristiana e alla celebrazione dei sacramenti (compreso il matrimonio) mi sembra davvero una bestemmia. La soluzione dei problemi dell’identità cristiana dei ragazzi che si sposano in chiesa non sta nell’affidare i corsi prematrimoniali a esperti di psicologia o di diritto canonico, ma, e sarebbe ora, in una seria iniziazione cristiana che, purtroppo, in questa diocesi sembra ancora una questione di poco conto. E non sarebbe male in questa diocesi che questioni così rilevanti da un punto di vista teologico, pastorale e sacramentale si affrontassero nelle sedi opportune senza lasciarle in balia di riflessioni estemporanee e interessate (?!?).

  2. Massimo Casciani

    Attribuire al Vangelo funzioni che non ha, e non può avere, può essere molto pericoloso, comunque rischioso, anche ingenuo e persino fondamentalista.

    Per i credenti il Vangelo è l’orizzonte di senso (come il progetto di una casa) e Cristo è l’architetto. Ma per portare a compimento una casa (la famiglia) servono anche altre maestranze, altrimenti resta solo progetto, bello magari, ma progetto: carpentieri (psicologi), idraulici (consulenti), falegnami (canonisti), elettricisti (civilisti), sono necessari e non puramente opzionali od ornamentali.

    Pensare che la casa si costruisca da sola è pura utopia. Pensare che la coppia e la famiglia si reggano in piedi solo col Vangelo può essere un buon esercizio di speranza, ma nella stragrande maggioranza dei casi non funzionerà.

    Forse un tempo funzionava, e manco tanto bene; oggi non più.

    Tutti i documenti della CEI sulla famiglia a partire dagli anni ’90 (Sulle orme di Aquila e Priscilla; La preparazione dei fidanzati al Matrimonio e alla famiglia, rinnovato da poco) chiedono che entrino a pieno titolo le scienze umane nella preparazione alla famiglia, prima del Matrimonio, perché poi può essere troppo tardi.

    Il Matrimonio è una realtà umana che non è frutto del cristianesimo; Cristo l’ha elevato alla dignità di sacramento, ma resta la realtà umana che deve essere preparata e le cui crisi vanno affrontate con altre competenze, altrimenti quasi tutti i tentativi sono destinati a fallire come è stato fino ad oggi, secondo statistiche impietose e finanche crudeli, ma purtroppo reali.

    Nessuno ha parlato di affidare solo agli psicologi e ai canonisti la preparazione al Matrimonio e di escludere la parte teologica e sacramentale, ma di integrarle in un sistema organico e completo.

    La stessa iniziazione cristiana è legata alla riuscita della famiglia e non il contrario; prima si deve lavorare sulla famiglia e sulla coppia. Se è serena la coppia allora è più facile la preparazione all’iniziazione cristiana che non ha bisogno di anni di catechesi o di cambiamenti che non servono a niente, perché vi sarà l’ambiente adatto in famiglia a far passare valori e contenuti.

    Invece di stare a sperimentare sulla pelle dei giovani tecniche che non hanno dato, ad oggi, risultati apprezzabili, e di stare a discutere per mantenere inalterato lo status quo, proviamo a cambiare e ad essere più aperti, facendo entrare nei corsi di preparazione persone competenti nelle scienze umane (psicologia, sessuologia, diritto).

    Ad oggi l’unico risultato è il fallimento dei corsi, delle catechesi, di tutto. Un fallimento quasi totale, perché si sono tenute nascoste cose essenziali da parte di chi neppure le conosceva, perché non competente in materia: ad ognuno il suo compito!

    Quanto ad interessi non meglio specificati e sottolineati da punti interrogativi ed esclamativi, i volontari del Consultorio non hanno interessi o secondi fini, né professionali, né economici, né personali. L’unico interesse è quello di preparare persone che sanno quello che vanno a fare.

    Si parla poi di sedi opportune; e quali sono? Ditecelo! Ancora dobbiamo parlare di cose già ampiamente acquisite da almeno un trentennio? E perché non si dovrebbe far conoscere alla base, per la quale si lavora, quali sono i progetti e le difficoltà?

    I Consultori di ispirazione cristiana sono stati ideati e voluti da sacerdoti illuminati già negli anni ‘70: e loro, proprio loro, come sacerdoti, si erano accorti della inadeguatezza di una preparazione incompleta, originata da una visione limitata del Matrimonio.

    Quanti altri anni ancora dovranno passare invano, solo perché non vogliamo ammettere che non abbiamo saputo e voluto intercettare i veri bisogni della nostra gente?

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