Parrocchie

Lisciano saluta la sua Madonna di terracotta: «Tornerà ancora più bella»

Una giornata colma di sentimenti contrastanti, a Lisciano: la statua della Madonna del Soccorso ha lasciato la sua nicchia, ma tornerà presto a splendere di nuova bellezza grazie a un restauro che riporterà alla luce le sue orginali cromie risalenti alla prima metà del XVI secolo

Una giornata colma di sentimenti contrastanti, a Lisciano. Quando proprio in piena pandemia l’effigie a cui ci si rivolge nei momenti difficili lascia il suo posto, ai fedeli appare di rimaner privi di un riferimento, di un conforto visibile a cui rivolgere le proprie suppliche.

Eppure, c’è del buono. Perchè quello dato alla Madonna del Soccorso – così è invocata dagli abitanti del paese alle pendici del Terminillo – non è certo un addio, ma solo un arrivederci. L’effigie infatti tornerà presto al suo posto, e splenderà di nuova luce e della bellezza autentica dei tempi della sua origine.

Il restauro rientra in un progetto culturale che unisce idealmente il vasto territorio della provincia reatina, nel segno dell’arte “viva” e della devozione popolare, ed è messo in atto dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Frosinone Latina e Rieti attraverso il confronto di due sculture mariane realizzate da maestri abruzzesi. Si tratta di simulacri molto venerati dalla popolazione, veri e propri simboli dell’identità culturale e religiosa di Lisciano e Casperia, l’antica Aspra affacciata sulla valle del Tevere e posta nel territorio diocesano suburbicario di Sabina-Poggio Mirteto.

La statua della Madonna che ha appena lasciato Lisciano per essere restaurata è un’opera in terracotta policroma attribuibile ai fratelli Giacomo e Raffaele da Montereale, che lascia davvero stupiti, soprattutto per la straordinaria naturalezza con cui è raffigurato il Bambino che tiene attaccato al seno nel tenero gesto tipicamente materno.

Data la forte devozione e l’attaccamento a tale immagine, la statua è stata più volte coperta di colori sovrapposti nei secoli, ma il restauro, dopo attente analisi preliminari, riporterà alla luce per quanto possibile le sue cromie originali databili probabilmente alla prima metà del XVI secolo. Durante un incontro preliminare al restauro – realizzato grazie all’intervento diretto della Soprintendenza – con la comunità di Vazia, il funzionario storico dell’arte Giuseppe Cassio ha argomentato la possibile conferma attribuzionistica ai maestri monterealesi dovuta alla particolare conformazione delle pieghe arrovellate della veste e del manto della Madonna, tratto caratteristico dei fratelli abruzzesi abituati ad avere dimestichezza con la tecnica dell’argilla. Attivi nell’età del Rinascimento, e specializzati nell’esecuzione di arte figurativa plastica, i due artisti si sono distinti soprattutto nel territorio diocesano reatino e nelle zone limutrofe lavorando su committenza ecclesiastica anche per la produzione di gruppi presepiali.

Famoso in tal senso è il Presepe monumentale di Calvi dell’Umbria (1541-1545) che Giacomo e Raffaele dovevano realizzare come quelli presenti nella chiesa di San Francesco a Rieti (perduto) e a San Francesco di Leonessa, se non addirittura più belli. La seconda opera che riguarda il progetto in corso di recupero è una scultura, stavolta lignea, della Madonna con il Bambino detta “leva pene” firmata da Carlo dell’Aquila nel 1489 e custodita nella chiesa di Santa Maria in Legarano nei pressi di Casperia. Si tratta di un’opera pregevole per tecnica, stile, rarità del soggetto plastico (la Vergine infatti reca le mani incrociate sul petto anziché giunte come si riscontra in molti altri simulacri coevi) e resa estetica.

Entrambe le statue saranno ora sottoposte a delicati interventi conservativi rispettivamente nei laboratori di Carla Tomasi (per la Madonna di Casperia) e Fabio Porzio (per il simulacro di Lisciano). Due professionisti di grande esperienza e competenza, che dopo un lavoro di alcuni mesi saranno in grado di restituire al pubblico – con la direzione dello storico dell’arte e del restauratore della Soprintendenza diretta da Paola Refice – due capolavori plastici il più possibile vicini allo stato originale grazie alla rimozione di stratificazioni e preoccupanti fenomeni di degrado che hanno reso indispensabili gli interventi in atto.