Leggendo la lettera pastorale: nel nome del Dio Trinitario

Nel rileggere in chiave di sollecitazione spirituale e pastorale l’episodio biblico delle querce di Mamre, monsignor Lucarelli ricorda come la tradizione patristica ha voluto cogliere nell’apparizione dei tre personaggi ad Abramo «una prefigurazione della Trinità», lettura che però oggi «la ricerca esegetica più avveduta esclude». Ma in ogni caso, scrive il vescovo nella sua lettera pastorale, l’ospitalità offerta dal patriarca ai rappresentanti divini costituisce per noi uno stimolo ad una fede accogliente.

Fede che, in questo Anno particolarmente dedicato alla prima virtù teologale, deve trovarci, come Chiesa locale «particolarmente impegnati» nel dare ad essa un fondamento solido, come evidenziavamo la volta scorsa, escludendo un atteggiamento puramente fideistico o devozionalistico. E ricordavamo l’insistenza di monsignore riguardo la stessa pietà popolare, da purificare nell’ottica di una motivazione dottrinale robusta, accanto agli aspetti più prettamente teologici e culturali della fede cristiana. E qui ritorna il richiamo all’aspetto trinitario: occorre infatti riscoprire prima di tutto, scrive il presule, «il grande valore educativo dei dogmi, a cominciare da quello trinitario, e dal significato profondo del Battesimo nel nome della Trinità».

Il fondamento trinitario della fede cristiana va sottolineato a partire dalla riscoperta del primo sacramento. La proposta del vescovo, che a conclusione del documento viene consegnata alla comunità diocesana anche come possibile lascito per il suo successore, è quella di articolare un percorso pastorale settennale scandito dai sette sacramenti.

Proprio la dimensione battesimale dovrebbe essere il primo elemento su cui soffermarsi a riflettere, innanzitutto in chiave di rivalorizzazione pastorale del sacramento d’ingresso nella comunità, a proposito del quale Lucarelli richiama il «significato non secondario» del testo da lui firmato lo scorso anno, dal titolo Acqua viva come dono: quel piccolo documento con cui invita parroci e comunità parrocchiali a riflettere sul valore del battesimo e sulle modalità pratiche della sua amministrazione, sulla base di una proposta venuta fuori dalla vicaria Rieti Est (a tale piccolo documento abbiamo dedicato spazio su questa pagina per alcune settimane, tra febbraio e giugno 2012).

Quella proposta punta a una celebrazione più consapevole del primo sacramento coinvolgendo più direttamente le famiglie e responsabilizzando in modo maggiore le comunità, con l’obiettivo di superare il più possibile la prassi di far battezzare i pargoli per pura consuetudine e aiutando a riscoprire le radici della fede battesimale. L’Annus fidei in corso non sarebbe una felice occasione per prendere in mano concretamente questa riflessione, avviando una prima sperimentazione del progetto e al contempo iniziare così pure il percorso settennale che monsignor Delio ci propone?

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