Ilva di Taranto: pensare al futuro significa tenere in secondo ordine il guadagno

Taranto è diventata un crocevia. Non solo perché i giornalisti da quindici giorni abbondanti si sono ormai stanziati nella città dei due mari. Il caso Ilva ha scoperto i nervi di molteplici problemi del nostro Paese. In un cross micidiale si scontrano il diritto alla salute e quello al lavoro.

È un dibattito che ormai ha sfiancato. Tutti sostengono la possibile convivenza dei due, a patto di un’industria che deve assolutamente divenire in breve tempo ecosostenibile. Ma come? L’Ilva non fa biscotti, fa acciaio, una delle produzioni più inquinanti.

Frizione nevralgica, che cresce in maniera esponenziale, è quella del braccio di ferro fra magistratura e politica. Quest’ultima cerca affannosamente di riprendersi uno scalpo che ha mollato da tempo, insieme ai sindacati. Latitanza e insignificanza. Incapacità in questi anni di fare opposizione a un sistema che, a colpi d’intercettazioni telefoniche, in questo torrido agosto mostra lo stile più becero e gli interlocutori più biechi.

Si è già detto: troppo grande l’Ilva per Taranto. Per questo le istituzioni locali sembrano ammutolite… Dai vertici della politica arrivano scudisciate, ma dal basso nessuno rilascia dichiarazioni. Evidentemente aspettano ordini di scuderia dall’alto.

La magistratura supplisce a tutto questo vuoto. Ha rotto un muro di sordità e immobilismo. Sbagliato però pensare a un fulmine a ciel sereno, si sapeva che prima o poi sarebbe accaduto. E nei passi che la politica farà nei riguardi dei provvedimenti si paventa il cortocircuito delle istituzioni.

La Chiesa di Taranto non fa mancare la sua voce, non solo per ribadire solidarietà e attenzione, ma per indicare una via. L’arcivescovo Santoro, per ogni fase o sviluppo della questione, ha offerto spunti e incoraggiato alla concertazione. Senza tralasciare la parola ‘sacrificio’.

Sì, perché la fabbrica non potrà pensare al profitto come prima. Sembra banale, ma non lo è. Pensare al futuro significa tenere in secondo ordine il guadagno immediato. Lo stesso vale per l’intervento dello Stato secondo il principio della sussidiarietà.

Questo è lo stato di confusione alla vigilia di un’altra fase importante, la visita a Taranto di tre ministri del Governo Monti. I protagonisti di questa vicenda sembrano rinchiusi nel proprio castello assediato. A Taranto è ancora un “tutti contro tutti”. Si auspicano il dialogo e l’apertura di tutte le parti.

Per il momento la profezia biblica della vacca e l’orsa che pascolano insieme tarda ad attuarsi. Così che il diritto alla salute e quello al lavoro vivono da separati in casa.