Il superministro del Titanic

Quella di Giulio Tremonti resta la figura più sfuggente, eppure la più centrale, delle politiche economiche degli ultimi anni nel nostro Paese. Non solo perché il tributarista calato dalla Valtellina ha frequentato i Palazzi che contano per almeno tre decenni, dal periodo craxiano, quando era consulente di ministri di peso come Reviglio e Formica o quando curò la parte economica del concordato tra Stato e Chiesa (quello firmato da Craxi con l’introduzione dell’otto per mille), ma soprattutto perché ha accentrato su di sè poteri immensi e spesso sottovalutati, ad esempio l’accorpamento di ben cinque ministeri nell’unico dicastero dell’Economia, con interventi pesanti anche nei ministeri del Lavoro, dell’Istruzione, dell’Ambiente.

Lo stesso percorso ideologico, professionale e politico dell’ex ministro è emblematico dell’Italian style: dai movimenti extraparlamentari nel periodo universitario a Pavia, passando per la celebre corte di “nani e ballerine” con il garofano socialista fino all’approdo in parlamento con Mario Segni (dopo una stagione con la Rete di Leoluca Orlando) fino al definitivo approdo sul carro di Arcore, ma di fatto in quota Lega.

Insomma, per capire l’Italia dell’ultimo trentennio è utile saperne un po’ di più di questo personaggio che grazie ad uno dei più importanti studi tributari italiani non è sbagliato affermare che conosca numerosi segreti dei poteri forti italiani.

Un’irriverente biografia del “tributarista di Sondrio”, rigorosamente non autorizzata, è uscita in questi giorni nelle librerie. Si chiama, provocatoriamente, “Tremonti, il timoniere del Titanic“. A ricostruire in quasi 500 pagine le vicende umane, professionali, politiche ed economiche del parlamentare del Pdl sono il giornalista Giampiero Castellotti, ex firma dell’Unità, e l’economista Fabio Scacciavillani.

Una lettura emblematica per ripassare al setaccio trent’anni di politica economica, con particolare riferimento ai provvedimenti dell’ultimo decennio promossi proprio dall’ex ministro dell’Economia.

Interessanti anche i contributi esterni sull’operato di Tremonti scritti da vari economisti “non allineati”, tra i quali Adam Asmundo, Salvatore Biasco, Massimiliano Deidda, Andrea Fumagalli, Paolo Leon, Stefano Lucarelli e Mario Seminerio.