Europa

Giornate europee dello sviluppo: e a Bruxelles risuona la parola “amore”

Rispondere alle sfide del mondo: ambiente, povertà, migrazioni, istruzione, pace, diritti, nuove tecnologie, cooperazione: a questo tema di fondo sono dedicate le innumerevoli iniziative in corso nella capitale belga, promosse dalla Commissione Ue

Rispondere alle sfide del mondo: ambiente, povertà, migrazioni, istruzione, pace, diritti, nuove tecnologie, cooperazione. A questo tema di fondo sono dedicate le innumerevoli iniziative in corso nella capitale belga, promosse dalla Commissione Ue. Oltre 8.000 i partecipanti da 140 Paesi, voce di 1.200 organizzazioni del pianeta. Juncker: “solidarietà e uguaglianza non sono belle parole nei Trattati, ma un dovere quotidiano che si impone”. Poi sottolinea che “il mondo ha un deficit: manca l’amore”.

In questi due giorni Bruxelles è teatro delle Giornate europee dello sviluppo (Edd), iniziativa della Commissione europea che ogni anno riunisce migliaia di persone che hanno idee ed esperienze da condividere, con l’obiettivo di ispirare nuove partnership e soluzioni innovative alle sfide più urgenti del mondo. “Affrontare le disuguaglianze: costruire un mondo che non dimentica nessuno” è il titolo generale dell’edizione 2019 che vuole mettere in relazione l’impegno dell’Unione europea nell’affrontare le disuguaglianze con l’obiettivo numero 10 dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Gli oltre 8.000 partecipanti da 140 Paesi, voce di 1.200 organizzazioni del mondo dello sviluppo, insieme a capi di Stato o di governo, esperti, influencer e giovani leader sono già nel pieno del confronto in una articolata disamina dello stato di salute delle “disuguaglianze” dal punto di vista socio-economico e geografici: istruzione, sanità, nuove tecnologie, migrazioni, cambiamenti climatici, fame, consumi consapevoli, donne, pace, paradisi fiscali, sicurezza, sviluppo, sono alcuni dei temi che emergono nel fitto programma.

Pensaci due volte. Tre sono le direttrici principali attorno a cui sono articolati i confronti: il rapporto tra disuguaglianze e sviluppo sostenibile; le cause strutturali delle disuguaglianze; come migliorare la collaborazione per creare politiche più efficaci nell’affrontare le disuguaglianze.

Il motto delle giornate è “think twice”, pensaci due volte: l’invito è a riflettere come “disuguaglianze spesso pericolose” esistono anche attorno agli oggetti e alle azioni più banali di ogni giornata, perché “comprendere le profonde disuguaglianze che ancora esistono è il primo passo verso la costruzione di un mondo che dimentica nessuno”.

Non sono belle parole… “L’Europa non esiste da sola ma ha degli obblighi verso altri Paesi”, ha affermato il presidente della Commissione Jean-Claude Junker, nell’apertura ufficiale dei lavori. “La solidarietà e l’uguaglianza non sono belle parole nei Trattati e nei discorsi, ma un dovere quotidiano che si impone” per ciascuno, ha richiamato Juncker, partendo dal presupposto che
“il popolo del mondo è uno e se appaiono disuguaglianze al suo interno bisogna porre rimedio”:
infatti “tutti coloro che sono sul nostro pianeta hanno la stessa dignità” e per questo sono parte di un unico popolo. Quanto all’Europa, non avrà raggiunto i propri obiettivi fino a quando, ad esempio, non sarà sradicata la fame perché i figli che ogni minuto muoiono di fame nel mondo, “sono anche figli nostri”. In questa direzione si muove il piano di investimenti che la Commissione ha lanciato per lo sviluppo: non è più tempo di fare “esercizi di carità”, ma è il momento di un esercizio di partenariato tra pari, che produce benefici per entrambe. Nel suo discorso, Juncker ha fatto riferimento anche a Erasmus+ e al significato strategico degli scambi tra studenti, perché imparino a conoscersi e a stimarsi. “Il mondo ha un deficit: manca l’amore”, ha dichiarato Juncker che nel suo augurio conclusivo ha auspicato che le giornate dell’Edd servano per amarsi un po’ di più, perché “l’amore non finisce mai”.

Giovani esempi. Tra gli ottomila partecipanti ci sono anche quindici “giovani leader”, persone che nelle loro ancora brevi biografie hanno già lasciato il segno:

Rejoice Namale, dal Malawi, promuove la partecipazione di giovani e donne nei processi decisionali socio-economici e politici, attraverso la sua Youth Arise Network; Val Amiel Vestil ha fondato l’Associazione dei giovani giornalisti ambientali nelle Filippine; Sephutile Mhlongo lavora per una ong che si dedica a aumentare l’accesso alla sanità nel regno di Eswatini (già Swaziland); o ancora Yasmine Ouirhrane, italo-francese nominata “giovane europea del 2019” per il suo impegno per la giustizia sociale e di genere in Europa. Tutti loro sono chiamati a intervenire nel corso dell’evento in tavole rotonde e dibattiti per portare il proprio punto di vista sulla lotta contro le disuguaglianze, alla luce della propria esperienza.