Scuola

Emergenza cattedre vuote: il calcolo si ferma a circa 28 mila cattedre che non saranno assegnate

Una programmazione più adeguata al fabbisogno della scuola potrebbe/dovrebbe essere fatta, ragionando sull’organico “di diritto”

Ci risiamo: emergenza cattedre vuote. L’allarme è riferito all’avvio del prossimo anno scolastico e a lanciarlo sono anzitutto i sindacati che prevedono che al termine delle abituali operazioni per le immissioni in ruolo dovrebbero esserci dalle 150 mila alle 170 mila cattedre vacanti.

Il calcolo, da parte sindacale, è presto fatto, a partire dalla richiesta del ministro Bussetti al Ministero dell’Economia di 68,627 posti – quelli resi vacanti in seguito a trasferimenti e pensionamenti, dunque cattedre senza titolare – dei quali però già si prevede una copertura minima, per mancanza di aspiranti. Il calcolo dei sindacati si ferma a circa 28 mila cattedre che non saranno assegnate, ma i problemi non finiscono qui: ci sono infatti da aggiungere le cattedre rimaste vacanti per i pensionamenti dovuti a Quota 100 che non sono stati comunicati entro fine maggio al sistema dell’Istruzione: si tratterebbe di altre 20 mila cattedre. E siamo a quasi 50 mila.

A questi numeri bisogna aggiungere le circa 100mila supplenze affidate ogni anno agli insegnanti precari, tra cui le cattedre in deroga di sostegno. Ecco che si arriva al numero dichiarato in particolare da Maddalena Gissi, segretaria della Cisl Scuola: sommando i posti, ”le supplenze per l’anno scolastico 2019/20 saranno almeno 150-170 mila”.

Come fare? I sindacati vorrebbero subito un concorso ordinario e uno straordinario e il Pas (Percorso abilitante speciale, destinato agli insegnanti che hanno maturato almeno 36 mesi di servizio nella scuola, di cui almeno uno nella classe di concorso della materia da insegnare) per la scuola secondaria. Il ministro ha già avuto modo di affermare che proporrà “entro luglio” un decreto legge “per dare attuazione all’accordo con i sindacati per il concorso straordinario per la Scuola secondaria, riservato ai precari con più di tre anni di anzianità“.

Aspettiamo. Dovrebbe arrivare un vero e proprio decreto d’urgenza, su cui ci sarebbe già l’impegno di tutti.
Nel frattempo qualche riflessione si può fare, a cominciare che evidentemente qualche cosa non quadra nei calcoli dell’organico di diritto delle nostre scuola se ogni anno – perché questo avviene – ci si trova a fare i conti con i posti vacanti.

Conti che vogliono dire, in buona sostanza, avvio rallentato dell’anno scolastico in numerosi istituti, balletto di supplenti su cattedre che invece potrebbero avere un titolare unico, disorientamento per studenti e famiglie non di rado alle prese per mesi con insegnanti che cambiano.
Insomma, una programmazione più adeguata al fabbisogno della scuola potrebbe/dovrebbe essere fatta, ragionando sull’organico “di diritto”. E’ vero che ogni volta il vestito pieno di buchi della scuola italiana riesce ad essere rappezzato in qualche modo, ma c’è sempre chi paga le spese.

Pagano gli insegnanti, certo: una categoria di lavoratori che meriterebbe ben altra considerazione vista la delicatezza del compito. Pagano, soprattutto, famiglie e studenti, cui dovrebbe essere garantito un servizio scolastico di qualità, adeguato alle attese.

Alberto Campoleoni dal Sir