Discorso alla Città / Tre porte per tre direzioni di sviluppo

Ha usato la forma della città come metafora della sua condizione attuale e delle sue prospettive future il vescovo Domenico, nel “Discorso” rivolto alla città in occasione dei vespri alla vigilia della solennità di Santa Barbara. Guardando innanzitutto alla sua «splendida cinta muraria», confine che «rassicura e suscita un senso di protezione e di solidità che ci fa sentire al riparo», che rischiano di diventare il simbolo di un possibile isolamento, del rischio di un’implosione, di un fatale irrigidimento.

Mura sono anche le posizioni di rendita storiche: l’essere (stato?) un capoluogo, la solidità di alcune attività commerciali o finanziarie, la possibilità di vivere lontano dal frastuono per ritagliarsi uno spazio incontaminato, il desiderio di creare isole pedonali per preservare il bello.

«Le mura sono necessarie» ha sottolineato il vescovo, ma ci vogliono anche «le porte che non a caso si sono moltiplicate, come opportune interruzioni». Ma cosa sono le porte? «Sono le condizioni di un’apertura e di un’uscita irrinunciabili. Per questo vanno rese sempre più accessibili». E «Tra le tante porte tre si segnalano per il loro indicare precisi riferimenti geografici»: sono naturalmente porta Romana, porta Cintia (Spoletina) e porta D’Arce (Interocrina). La prima «conduce a Roma sulla via Salaria che era uno snodo commerciale ed economico già dai tempi precristiani»; la seconda «indirizza all’Umbria»; la terza è «la direttrice verso l’Abruzzo».

«Basterebbe questa eredità storica – ha rilevato il vescovo – per ritrovare l’originalità della posizione geografica che fa di Rieti uno snodo naturale, anche se ancora non pienamente valorizzato. Per questo è giocoforza accelerare le infrastrutture della viabilità senza imperdonabili e ingiustificati ritardi. Se si riuscisse a migliorare la qualità delle vie di comunicazione sarebbe per la Città e per i paesi che su di essa gravitano una svolta. Su questo punto credo che più nessuno nutra dubbi».

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Foto di Massimo Renzi.