Incontro pastorale

Con Lui o senza di Lui cambia tutto

È “Custodire e coltivare”, lo slogan della tre giorni dell’Incontro pastorale. Perché nel guardare alle ricadute sociali dell’evangelizzazione, non si può mettere da parte la relazione tra “eco-logia” ed “eco-nomia”. L’obiettivo è quello di suscitare un’azione pastorale impegnata capace di leggere alla luce del Vangelo i piccoli e grandi problemi del presente e agire in modo nuovo e creativo

«Il problema non è la città, sono i reatini». Così una lettrice di «Frontiera» commenta su Facebook l’editoriale della scorsa settimana. L’opinione è diffusa: abbiamo il pane, ma non i denti. Eredità francescana, natura incontaminata, eventi di rilievo: «tutto mal sfruttato», per chiusura mentale, scarsa accoglienza, accidia sociale. Tutto vero, forse. Resta però da capire come mai al lamento non segua l’impegno per cambiare verso alle cose.

Anche perché c’è molto altro di cui discutere. L’associazione politico-culturale “Nome” ha giustamente sollevato il problema del calo demografico e dell’invecchiamento della popolazione: come fenomeno epocale, ma anche rispetto al prevedibile calo dell’occupazione scolastica per mancanza di giovani cittadini annunciato dai quotidiani locali.

«L’Unione Europea – notano dal think tank reatino – è l’unica istituzione rimasta a dedicare fondi per lo sviluppo delle zone rurali e per contenere fenomeni di spopolamento», ma «l’Europa è tirata per la giacca solo per l’estenuante e incessante dibattito sull’accoglienza dei migranti».

Attorno a questi ultimi, in effetti, si scrive molto e l’umore non è dei migliori. Basta leggere il solito Facebook per farsi un’idea: post e articoli sull’argomento sono tra i più cliccati e fanno collezione di commenti feroci. In calce alla notizia di un richiedente asilo che in via Garibaldi ha aggredito il personale della cooperativa che lo sta seguendo, ad esempio, non manca chi invoca con disinvoltura l’uso del lanciafiamme.

Il degrado è evidente tanto nell’episodio di cronaca quanto nella chiacchiera scomposta che lo accompagna. I numeri e la realtà del fenomeno migratorio a Rieti non sembrano giustificare tanto odio, ma la difficoltà di chi si trova a vivere vicino a queste situazioni va pure riconosciuta. E andrebbe magari sommata alla preoccupazione di chi vive di commercio e soffre la crisi d’identità del centro storico; alla dura condizione di tanti lavoratori del nucleo industriale; all’occupazione precaria di giovani e meno giovani.

Tante questioni che potrebbero essere lette come diversi sintomi di un problema più generale, nel quale si intrecciano in vario modo la società, l’economia, il lavoro, la democrazia. E anche la fede, perché a dispetto di chi vorrebbe Dio confinato nelle chiese e nel privato, l’atteggiamento religioso fa differenza. «Con Lui o senza di Lui cambia tutto», si potrebbe dire riprendendo un tema proposto dal Progetto Culturale della Cei qualche anno fa. Agire, lavorare, vivere come se Dio non esistesse non è come agire, lavorare e vivere alla presenza del Signore. Lo fa notare papa Francesco nell’esortazione Evangelii Gaudium, e senza fermare qui il ragionamento, ma mettendo sotto accusa il «relativismo pratico» anche per come decide a dispetto dell’esistenza dei poveri, e nella misura in cui è indifferente all’Annuncio del Vangelo.

Quello stesso Annuncio verso cui guarda l’Incontro pastorale della diocesi, proprio per le ricadute positive che la penetrazione dei valori cristiani nel cuore della società può avere sulla dimensione giuridica, economica e politica. L’evento in conrso in questi giorni è un momento di analisi e discussione, ma per far emergere proposte concrete e contraddire chi si lamenta senza mai rimboccarsi le maniche. Anche perché non sempre è necessario realizzare grandi progetti: si possono individuare azioni semplici ma efficaci, capaci di traghettare dalla conservazione dell’esistente ad un atteggiamento più missionario.

Porte aperte all’aggiornamento e alla sperimentazione, dunque, a una pastorale capace di abbandonare il comodo criterio del «si è fatto sempre così», per essere audace e creativa, senza dimenticare quanto la Chiesa di Rieti sta già facendo e mettendosi in dialogo con le buone pratiche portate avanti dalle realtà che la circondano.

A più riprese, nella Evangelii Gaudium, papa Francesco rintraccia nella negazione della trascendenza la causa della crescenti deformazioni etiche della società, delle disuguaglianze, del declino del bene comune. L’Annuncio del Vangelo, invece, incoraggia la comunione, promuove e rafforza i legami interpersonali, aiuta ad essere costruttori del progresso sociale e culturale di tutti.

È questa la scommessa a cui aprirsi, magari rifacendosi allo spirito delle Esperienze pastorali di don Lorenzo Milani: «Con la scuola non li potrò far cristiani, ma li potrò far uomini; a uomini potrò spiegare la dottrina e su 100 potranno rifiutare in 100 la Grazia o aprirsi tutti e 100, oppure alcuni rifiutarsi e altri aprirsi. Dio non mi chiederà ragione del numero dei salvati nel mio popolo, ma del numero degli evangelizzati».