Attesa per Venezia72

In concorso ben quattro film diretti da registi italiani: Bellocchio, Gaudino, Guadagnino e Messina

Ogni anno ci si domanda se abbia senso tenere in vita un Festival appesantito da atavici problemi, sempre più schiacciato da altri Festival maggiori e minori, sempre meno aiutato dallo Stato. E ogni anni ogni direttore rivendica l’importanza e l’unicità del proprio cartellone. “Progettare un’idea di Festival richiede tempo. Questo è il quarto anno e credo di poter dire che è ormai chiaro quale sia il tipo di Festival che vogliamo proporre: una forte identità, che non si pone contro il mercato ma che non si adagia alle esigenze dello stesso. La Mostra ha scelto un giusto crinale, non facile da percorrere, una strada contro nessuno ma che vuole attraversare la complessità del cinema contemporaneo facendo delle scelte, a volte magari poco coerenti, spaziando dalle grandi anteprime hollywoodiane a numerosi debutti, dai grandi autori conosciuti a registi di cinematografie ancora poco esplorate”. Con queste parole Alberto Barbera ha introdotto il programma di Venezia72. E “sorprendente” è l’aggettivo che ricorre più spesso nelle parole del direttore artistico. 55 film, di cui 21 in concorso, 16 fuori concorso e 18 nella sezione Orizzonti, che spaziano per genere e mettono per la prima volta insieme molte opere prime e nomi sconosciuti accanto a grandi maestri e importanti ritorni.

Nel concorso, ben quattro film diretti da registi italiani (Bellocchio, Gaudino, Guadagnino e Messina), uno in più rispetto all’edizione passata, anche se questo, ha sottolineato Barbera, non significa purtroppo che lo stato di salute generale del cinema italiano sia ottimo. Si producono, infatti, troppi film, a scapito della qualità. Un programma che mai come questa volta si apre ai volti nuovi: di quei 21 film in concorso, infatti, 16 sono realizzati da registi per la prima volta in gara per il Leone d’Oro e 14 da registi che per la prima volta sono stati selezionati a Venezia. Per quanto riguarda le tematiche, invece, il direttore spiega: “L’unica tendenza che trovo è che molti film prendono spunto da fatti realmente accaduti. Come l’atteso Beasts of No Nation, tratto da un libro che racconta le vicende di bambini soldato di un paese africano. O il nuovo film del Leone d’oro Alexandr Sokurov, Francofonia, che racconta il Louvre e la Francia durante l’occupazione nazista. E ancora, al nuovo film di Amos Gitai, forse il suo più bello di sempre, che racconta l’ultimo giorno di vita di Rabin”. In realtà in cartellone c’è un po’ di tutto, in un tentativo di fare un fotogramma della cinematografia contemporanea. Un programma spiazzante con cose poco prevedibili, come il disturbante Anomalisa di Kaufman e Johnson, film d’animazione sconsigliato ai bambini per il modo in cui riflette sulla mezza età, e l’ultimo film film di Claudio Caligari, che è stato completato da Valerio Mastandrea, che ne è anche produttore esecutivo, un film forte, che parla degli anni ‘90 ed è girato come se fosse un film di Pasolini. Come già annunciato, ad aprire l’edizione 2015 sarà Everest, mega-produzione hollywoodiana che promette una buona dose di divismo. Come per ogni Festival i conti si faranno alla fine, ma dal cartellone si preannuncia un’edizione che dovrebbe riservare sorprese e magari consacrare qualche nuovo autore del cinema del nostro presente. E dovrebbe essere questo l’obiettivo di ogni Festival.