Alle querce di Mamre. Verso i giovani: innovare e osare

Non si rassegnava Abramo a “finire”. E la fede nella promessa di una discendenza viene premiata da quel misterioso incontro alle querce di Mamre. Così non deve rassegnarsi la Chiesa reatina, che monsignor Lucarelli, nella sua lettera pastorale in cui rilegge l’episodio del patriarca che riceve la visita dei tre rappresentanti di Dio, invita a rinnovare il proprio agire in un’ottica di fiducia, disponibilità e speranza. L’attesa della discendenza si traduce, pastoralmente parlando, in un’attenzione privilegiata ai problemi della famiglia e dei giovani, i quali, scrive il vescovo, «devono essere al primo posto nell’agenda delle nostre parrocchie tentando ogni via e ogni possibile iniziativa. Questi devono essere i capisaldi del nostro progetto pastorale, che è ad un tempo anche culturale!».

Riguardo la gioventù, l’insistenza di Lucarelli è sulla necessità di cercare nuove strade che non comportino una rottura con la tradizione, ma con quella capacità di trasmissione intergenerazionale di cui la stessa esperienza biblica, fondata appunto sulla fede dei patriarchi ricevuta in eredità di padre in figlio, è maestra. L’impegno è di studiare «modalità antiche e nuove per coinvolgerli in iniziative e progetti adatti a loro, che abbiano il sapore di un’amicizia autentica della Chiesa verso di loro, ma che siano altresì ricchi di valore formativo ed educativo».

Il rischio, sottolinea il vescovo, è quello di cadere in due estremi opposti: un annuncio “duro e puro” che nessuno ascolta (cioè il privilegiare i contenuti senza adeguato metodo), oppure il “quanto stiamo bene insieme” che si ferma lì (inseguire tecniche innovative e accattivanti ma offuscando ciò che conta per la fede). La prassi catechetica e tutta la pastorale giovanile va dunque ben verificata e riformulata, superando i limiti «di una impostazione parziale e incompleta sia sotto l’aspetto contenutistico che metodologico», rinnovando bene i metodi senza mettere da parte i contenuti.

È ora, afferma in modo determinato monsignore, «di innovare e osare!».

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