95. “Caritas in Veritate”. Senza amore non c’è comunità

Senza forme interne di solidarietà e di fiducia reciproca, il mercato non può pienamente espletare la propria funzione economica. Ed oggi è questa fiducia che è venuta a mancare, e la perdita della fiducia è una perdita grave.

“Fraternità, sviluppo economico e società civile” sono i temi del terzo capitolo dell’Enciclica “Caritas in Veritate” di Papa Benedetto XVI. Il pontefice li sviluppa tentando sia un approfondimento specifico che una sintesi finale dei tre piani argomentativi, oggi più che mai attuali.

Il terzo capitolo va letto proprio con la consapevolezza che i tre aspetti enunciati nel titolo cercano e trovano una sorta di intersezione che ha un valore proprio ed unico, argomenti apparentemente posti in una progressione e successione dovuta, ma intrinsecamente uniti in vista di un messaggio finale. La società civile, prima consapevolezza già chiaramente riportata all’inizio di questo terzo capitolo, non si costruisce senza l’amore reciproco: «la carità nella verità è una forza che costituisce la comunità, unifica gli uomini secondo modalità in cui non ci sono barriere né confini».

È un altro modo per dire che senza amore non c’è comunità, e questa non potrà mai essere pienamente fraterna affidandosi solo alle proprie forze. Occorre guardare oltre, accettare e superare il limite umano, affidandosi alla verità piena, Gesù. L’amore di Dio, vivo e presente in ciascun uomo, chiama, una vera e propria convocazione rivolta a tutti che permette di riconoscere l’altro come fratello, di costruire insieme una famiglia, quella umana, quella società civile che può e deve guardare oltre i suoi stessi confini, cogliendo nell’amore di Dio il fine ultimo della propria esistenza.

Del resto non c’è fratellanza senza amore, ma se c’è fratellanza allora si può e si deve riconoscere di essere tutti figli dell’unico Padre. È in tal modo che l’intera umanità può anelare a vivere il piano dell’universalità, ciò è possibile solo se si riconosce il valore, torniamo a dire, della chiamata, che Dio, con il Suo amore, rivolge a tutti gli uomini. L’amore di Dio convoca quindi tutti, l’amore di Dio ci aiuta a camminare, a costruire una società giusta, l’amore di Dio ci permette di ricongiungerci al Creatore. Accanto al tema della chiamata per una società fraterna, il tema della giustizia viene sottolineato proprio all’inizio del capitolo; se infatti la carità è dono e guida dell’umanità, la «la logica del dono non esclude la giustizia e non si giustappone ad essa in un secondo momento e dall’esterno».

Giustizia, gratuità e verità trovano una difficile coniugazione se il tema che li riassume è lo sviluppo economico. L’Enciclica affronta decisamente l’argomento e propone una propria chiave di lettura alla luce di un’unica prospettiva, la fiducia reciproca. È quest’ultima, l’humus essenziale per capire e poter affermare la giustizia distributiva e la giustizia sociale, fortemente sostenute dalla Dottrina Sociale della Chiesa. Ecco le parole del Papa: «il mercato, lasciato al solo principio dell’equivalenza di valore dei beni scambiati, non riesce a produrre quella coesione sociale di cui pure ha bisogno per ben funzionare. Senza forme interne di solidarietà e di fiducia reciproca, il mercato non può pienamente espletare la propria funzione economica. Ed oggi è questa fiducia che è venuta a mancare, e la perdita della fiducia è una perdita grave».

Sull’amore e la fiducia che essa infonde nell’uomo, occorre quindi costruire e sostenere le economie di mercati, nel pieno rispetto della giustizia e delle regole economiche. Un salto non indifferente se consideriamo che, alla luce dell’attuale crisi economica, esito di un lunghissimo percorso storico, anche il più ingenuo e sprovveduto degli uomini, facilmente comprende che i principi che regolano i mercati sono esattamente gli opposti di quelli sostenuti dalla Dottrina sociale della Chiesa.