Si è svolta ieri, presso la Casa Buon Pastore di via del Terminillo, assemblea elettiva diocesana dell’Azione Cattolica. Un appuntamento necessario per il rinnovo degli incarichi, ma anche per approvare il Documento che fornisce le linee guida per la vita del successivo triennio dell’associazione.
Una discussione alla quale ha contribuito anche il vescovo Domenico, provando a tracciare il profilo dell’associazione e a indicare alcuni tratti del cammino da compiere nel prossimo futuro. Un discorso che ha visto mons. Pompili individuare il rischio, che l’associazione venga percepita «come un vestito vecchio, come qualcosa di un po’ “vintage”, che non può più essere proposto» anche se a ben veere essa «esprime un senso di appartenenza che oggi è assolutamente necessario» se si vuole «uscire dalla massa e diventare persone che sanno scegliere, posizionarsi».
Al netto di ricette «affermazioni, ricette e iniziative che non mordono la realtà», secondo il vescovo la realtà di Azione Cattolica non è dunque un vestito vecchio, ma «il vestito nuovo dei laici che vogliono camminare con le proprie gambe e non in ordine sparso, ma dietro il Maestro».
E se è vero che sono «150 anni che l’associazione ci prova», è anche vero che «ogni stagione è irripetibile».
L’invito ai soci dell’associazione è stato allora quello di «guardarsi dal pericolo di analisi deprimenti che portino a rimpiangere i “bei tempi”», scegliendo di «fare attenzione a quello che oggi ci sfida e ancor prima ci stana», piuttosto che stare a mitizzare il passato.
E restando sulla metafora del vestito nuovo, don Domenico ha spiegato che esso richiede due cose: «una stoffa di qualità e una forma, che deve essere inevitabilmente diversa dal passato». La stoffa sono gli associati, donne e uomini di tutte le età che debbono aspirare ad essere insieme «credenti e credibili».
Credente è «chi scommette su Dio, e non sulla sfortuna o la sfortuna», chi non si rassegna semplicemente a quello che ci accade, ma sa mantenere la distanza da quello che accade, riuscendo a non lasciarsi schiacciare dalla realtà grazie alla capacità di saper guardare oltre.
Credibile è chi «resta coerente nello sforzo di mettere insieme le cose, anche se non si arriva mai alla perfetta identificazione tra gli ideali e la vita».
Quando si è credenti e credibili non ci si arrende ai dati di fatto, né si cammina da soli, ma si ha la concretezza di non lasciarsi sopraffare della paura e del disorientamento. Tutte cose che dispongono all’«affiatamento» proposto dal vescovo come «parola d’ordine degli anni che ci aspettano». Un atteggiamento che vuol dire «prendersi cura dei bambini, degli adolescenti, sempre più imprendibili, dei giovani che riusciamo a intercettare e anche delle persone più avanti negli anni».
Ma «per affiatare ci vuole un soffio vitale, un respiro senza il quale rischiamo di sfiatare anche gli altri. Questo respiro è la nostra apertura a Dio, che è la condizione perché il nostro impegno non si fermi ai primi tornanti e non assuma quell’andamento lento che finisce con l’allontanare quelli che potrebbero interessarsi alla nostra esperienza».
La scommessa aperta è quella di non avere un’Azione Cattolica stanca e routinaria, ma originale e creativa, effervescente, leggera, cioè essenziale, concreta. E anche «dirompente, cioè spiazzante, capace di qualche trovata diversa dal solito».
E il buon successo dell’Assemblea elettiva, l’entusiasmo con cui sono stati portati avanti l’elaborazione del Documento assembleare e il rinnovo degli incarichi, è già un segnale del vestito nuovo dell’azione Cattolica. «Con molta semplicità – ha concluso don Domenico – cercheremo di indossarlo, e di adattarlo strada facendo».
Bellissima assemblea