Anniversario del terremoto

Veglia nella notte ad Amatrice: momento della memoria in silenzio e riflessione

Un gong al posto delle campane, la lettura dei nomi, un silenzio rispettoso. Così è stata vissuta la veglia in memoria delle vittime del terremoto del 24 agosto 2016

«Amatrice non molla, vuole ancora volare»: ha preso il via con una poesia la veglia di preghiera in memoria di quanti hanno perso la vita nel terremoto del 24 agosto 2016. Una veglia silenziosa, di ascolto rigoroso, di dolorosa concentrazione. Le voci che leggono la Parola sono moltiplicate dall’eco prodotto dalle rovine del “Don Minozzi”. Rimbalzano sulla testa dei presenti anche i nomi dei caduti, pronunciati uno a uno, come lo scorso anno, come due anni fa, e ancora indietro, fino a quella tragica notte. Ma il tempo non fa sconti, il dolore non è diminuito, la commozione è sempre forte.

Senza la fiaccolata, impedita dal Covid-19, manca il rintocco delle campane. Lo sostituisce un gong, che vibra metallico e profondo ad ogni colpo, risuonando per 239 volte nell’aria umida della notte. L’elenco dei nomi è lungo, le percussioni sul metallo sembrano non finire mai. Ma davvero interminabile è sembrato il silenzio rimasto subito dopo. Così sono passati gli ultimi minuti, in attesa delle 3.36. Silenzio per un minuto ancora, poi ciascuno ha potuto prendere un lumino e recarsi sul memoriale, sempre in modo composto, per dare ancora un segno, un saluto, o concedersi ancora una preghiera.