Vacanze e relatività

No, non parleremo dell’eterno dubbio tra mare e montagna. Il tema è un altro. Anche se per il momento nessuno lo ricorda, quest’anno ricorre il centenario dalla formulazione della teoria generale della relatività. Sarà che siamo sommersi da anniversari, che la scienza non è poi cosi di moda, che è molto difficile parlarne anche solo a livello divulgativo, ma sembra proprio che la moderna concezione dello spazio e del tempo non riesca a entrare pienamente nell’immaginario comune.

Per rimediare proviamo a fare un giretto sulla spiaggia di un buco nero. O meglio su una superficie che si comporti nello stesso modo, a mano a mano che ci si avvicina. La sabbia si attacca ai piedi del povero turista. Ma è la pendenza a preoccuparlo, si sente spinto in basso con sempre maggior forza. Inizia a gesticolare furiosamente ma il bagnino, da lontano, lo vede come al rallentatore e pensa ad uno scherzo. Dopo un po’ il poverino viene letteralmente stirato e inghiottito dall’oscurità.

Al di là del ambiente vacanziero, la storia è in accordo con l’attuale interpretazione del cosmo. Un buco nero è pesantissimo e la teoria della relatività ci dice che la massa deforma lo spazio. Possiamo immaginarci questo pensando alla spiaggia sempre più inclinata verso il basso, ma in realtà l’effetto della deformazione è una forza d’attrazione crescente.

Non solo lo spazio, anche il tempo si deforma nelle vicinanze del buco nero. In particolare rallenta, per cui un minuto nei pressi della sua superficie è equivalente a giorni vissuti in lontananza. Ma molto prima di raggiungerlo si verrebbe distrutti dalle tremende forze di gravità, a meno che il buco nero non sia davvero enorme. L’unico inconveniente è che da lì dentro non si può proprio uscire. Vacanze a vita.