Consigli di viaggio

Una gita a San Leo? Merita davvero!

Un consiglio ai reatini - e non solo - in vacanza in riviera romagnola: classificato tra “I Borghi più belli d’Italia”, è il centro che dà il nome a tutta la regione storica del Montefeltro

Un consiglio ai reatini – e non solo – in vacanza in riviera romagnola. Se non l’avete fatto, prendete la macchina e regalatevi una mezza giornata a San Leo, in provincia di Rimini. Merita davvero!

Classificato tra “I Borghi più belli d’Italia”, è il centro che dà il nome a tutta la regione storica del Montefeltro: così, con l’antico toponimo di Mons Feretri, si chiamava infatti il paese dell’alta Valmarecchia a un passo dalla Repubblica di San Marino, prima che il termine Montefeltro passasse a indicare il casato e la relativa zona e il centro assumesse il nome del patrono san Leone che l’agiografia vuole compagno di san Marino e primo vescovo della diocesi locale: quella appunto di Montefeltro – che comprende anche l’antica repubblica indipendente del Monte Titano – che proprio a San Leo aveva sede.

Oggi la sede vescovile si trova a Pennabilli, ma il bel duomo di San Leo costituisce la radice storica della Chiesa locale di questo territorio “ballerino” tra Marche e Romagna (assieme ad altri comuni della zona, quello di San Leo da poco più di un decennio è passato dalla provincia di Pesaro e Urbino a quella di Rimini).

La Cattedrale, assieme alla attigua suggestiva pieve che costituisce il monumento religioso più antico del borgo, si offre in tutto il suo splendore romanico agli occhi del visitatore.

Dalla sottostante piazzetta, là dove si trova l’ufficio turistico, si può prendere la navetta (informarsi su orari e condizioni sul sito www.san-leo.it) che conduce – se non si preferisce fare una scarpinata di una ventina di minuti – a quella che è la “chicca” di San Leo: il magnifico Forte rinascimentale.

Issato sull’imponente sperone calcareo che domina il paese, ha attraversato secoli di storia, dal primitivo castrum romano alla fortezza medievale che accompagna la storia dell’Italia contesa tra Bizantini, Goti, Franchi e Longobardi, per passare all’epoca delle signorie e dei principati a testimoniare i domini dei Malatesta e dei Montefeltro, passando ai domini cinquecenteschi dei Borgia, dei Medici fino ai Della Rovere, per proseguire, dopo che il territorio passò direttamente sotto il dominio pontificio, con la sua funzione di carcere che durerà fino al Risorgimento e proseguirà anche dopo l’Unità d’Italia.

I camminamenti sulle mura, l’esposizione delle armi antiche e degli strumenti di tortura, le celle carcerarie, che costituirono, tra l’altro, il luogo di detenzione del mago e alchimista settecentesco Cagliostro e dell’eroe risorgimentale Felice Orsini, offrono al percorso di visita una suggestione tale che un consiglio di visita appare privo di ogni dubbio.

Se poi si riesce – contattando il gentile custode – a farsi aprire il convento francescano di Sant’Igne, nella campagna vicina (per raggiungerlo in auto basta seguire le indicazioni), che testimonia il passaggio del santo di Assisi da queste parti, la soddisfazione di un tour nell’entroterra romagnolo sarà ancora più assicurata.