Per volere delle famiglie Donati e Franceschini e con il sostegno di don Fabrizio Borrello, nella chiesa di Santa Barbara in Agro, in occasione dei festeggiamenti della santa patrona, è stato premiata la prima ragazza.
Il premio Buona gioventù, ha evidenziato don Fabrizio, durante la messa, è nato con lo scopo di portare alla luce la presenza di una gioventù che sa essere “buona”; un modo semplice, ma di profondo valore etico, scelto dalla comunità parrocchiale di Santa Barbara in Agro per non dimenticare i suoi giovani, Sara e Simone, deceduti nel 2016 ma anche tutti gli altri e, attraverso la loro memoria, lanciare un messaggio di vita e di speranza.
Il premio infatti è stato istituito per illuminare ed esaltare il bene che si esprime nella vita di tutti i giorni. Un bene fatto di piccole cose quotidiane, spesso quasi invisibili, ma che permettono a molte persone di vivere meglio. Quel bene che sa contrastare efficacemente la cattiveria, la stupidità, la disperazione soprattutto se viene riconosciuto, se è ascoltato e, “pubblicizzato” per essere macchia che si allarga a vista d’occhio.
Riferito a tutti gli atti di bontà dei nostri giovani, nell’ambito della scuola e della famiglia, i ragazzi, dalla terza media a tutta la scuola superiore, sono stati segnalati dalle loro insegnanti che più di altre figure conoscono quei lati “silenziosi”, che in una società “urlata” a volte fanno fatica ad emergere, ma che proprio nell’ombra diventano gesti importanti di sostegno a chi ha bisogno: i loro compagni disabili, i ragazzi più deboli, le loro famiglie, gli “altri” senza alcuna distinzione.
L’apposita commissione, composta dalle commosse famiglie di Sara e Simone, don Fabrizio e un’insegnante di Religione, aveva individuato lo studente “più meritevole” tra oltre 20 segnalazioni pervenute, il giorno precedente alla cerimonia.
Cosi al termine della celebrazione eucaristica, in un clima di festa, Mons. Pompili, ha premiato Beatrice Carosi, studentessa diciottenne dell’IPSSCS “Luigi di Savoia” di Rieti, per essersi distinta in atti di bontà, generosità e nella cultura più ampia della solidarietà che vive in ogni ambito della sua vita.
La ragazza, accompagnata dalla famiglia e visibilmente emozionata, ha ritirato il premio consistente in una targa e un buono libri, ringraziando il vescovo, il parroco, le famiglie e tutta la comunità per la generosità del dono.
Il vescovo Domenico ha ricordato che i grandi gesti sono nel nascondimento, in quel silenzio che sa farsi portatore sano di fede, impegno e coerenza, così come seppe fare Santa Barbara. Anche oggi in un clima di forte emergenza educativa c’è ancora bisogno di giovani, che, come Beatrice, sanno incarnare quei valori etici e morali nelle scelte e nelle azioni di ogni giorno.