Un pensiero sulla crisi italiana

Un vecchio detto paesano diceva “Tanto tuonò che piovve”. Tutti avremmo dovuto essere consapevoli che per il modo in cui eravamo usati e sfruttati da questo sistema economico si andava verso un baratro certo. Eppure c’è ne voluto del tempo per capirlo!

L’Europa ci ha bacchettati come degli scolaretti indisciplinati e capricciosi e solo allora abbiamo capito che non era e non è più il momento di scherzare. Non è più il tempo delle battute facili, dei proclami secessionistici e delle nostre furbizie.

La triste realtà è che siamo già tartassati dalle tasse, dalle sanzioni, dalle multe. Ora dovremmo farci anche carico di pagare il nostro debito nazionale. E il popolo si chiede: quando questo Paese tornerà ad essere normale? Quando avremo una classe politica seria che guarda al “bene comune” e non a privilegi personali? Che si adopera come vuole la Costituzione italiana per dare un lavoro dignitoso ad ognuno, per la giustizia e per la dignità umana?

Avremo ancora voglia di fare “cultura” con format televisivi sull’impronta del “Grande Fratello” de “L’isola dei famosi” o di “Uomini e donne”?

Per debellare un male, un medico cerca di farne la diagnosi per poi mettere a punto una cura e cercare di restituire la salute. Fare una diagnosi sulla situazione economica, politica e finanziaria del nostro Paese non è semplice, anche per gli elementi inquinanti internazionali che hanno, di fatto, precipitato la situazione italiana.

Sul nostro momento critico ha certamente influito la fragilità politica del Governo, ha influito l’attrito tra i diversi poteri ed istituzione dello Stato, i localismi estremi di qualche raggruppamento politico. Un fattore di grande effetto destabilizzante è stata ed è la corruzione. L’Italia è un Paese tra i più corrotti del mondo. Se oggi questa crisi è così grave e non facile da superare, forse il male vero è “il fattore morale”.

Ora siamo al capolinea. Non è più il tempo di lasciarsi andare all’antipolitica. È il tempo, come sta pressando giustamente il Presidente “Napolitano”, di uscire il prima possibile da questo pantano politico nauseabondo, facendo leva su quelle forze che hanno più senso di responsabilità ed amano il proprio Paese. Certamente avranno dalla loro parte la gran parte degli italiani. Nei momenti difficili sono sempre pronti a dare il meglio di se stessi.

Alla sfiducia, alla rabbia, alla rassegnazione deve subentrare la consapevolezza che dobbiamo lottare. Per un senso di responsabilità verso i nostri figli e nipoti, per costruire loro un mondo diverso e migliore.

Nei momenti di difficoltà nazionale, sia politica che economica, l’uomo perde la fiducia in se stesso e le proprie capacità di giudizio. «È simile – asseriva il filosofo tedesco Ernst Cassirer – a una palla di gomma che ha perduto elasticità e conserva ogni forma che le viene impressa». La libertà individuale e politica diventa un peso.

Proviamo a svegliarci dal torpore che ci fiacca, a riscoprire la bellezza della vita, della libertà, della giustizia. A sognare un domani migliore. Proviamo ad eliminare dai nostri pensieri l’homo magus cui affidare i nostri problemi per risolverli. Proviamo a riscoprire il nostro pensiero razionale di uomini e donne che hanno un proprio cervello e tentiamo di costruire il futuro senza delegare ad altri.

Destra e Sinistra oggi, in politica, sono parole prive di significato, opure significano qualcosa di lontano dal loro senso storico. Oggi è il tempo deo “realisti”. Realisti sono coloro che guardano la realtà, la soppesano, la studiano e provano a migliorarla sapendo di non poterla governare del tutto. Di questi uomini ha bisogno il nostro Paese. Per fortuna nostra né abbiamo.