Un inedito “De profundis” tratto da Wilde nel salone del Quattro Stagioni

Il “De profundis” di Oscar Wilde nel salone del Quattro Stagioni. Grande successo per l’originalissima pièce del trio Balzerani-Costanzi-Schafer

Crea un’atmosfera magica, mistica, a tratti onirica e sapientemente orientata verso una sorta di delirio intellettuale e artistico mirato, la splendida ed accattivante rilettura del “de Profundis” di Oscar Wilde andata in scena con successo domenica nel salone dell’albergo Quattro Stagioni.

Protagonisti, nella duplice veste di autori (o, sarebbe meglio dire, co-autori, nella loro rilettura del grande letterato irlandese) e attori protagonisti della coinvolgente / travolgente piece teatral-musicale, l’attrice Salìma Balzerani, il soprano Silvia Costanzi ed il musicista tedesco Elmar Schafer, capaci di porgere al ristretto pubblico presente – rigorosamente ad inviti – un geniale ed originalissimo viaggio attraverso il dramma vissuto da Wilde all’esito della sua condanna al carcere dopo l’accusa di sodomia nel 1897.

Lo scrittore nativo di Dublino scrive questa meravigliosa e struggente lettera al suo compagno, Lord Alfred Douglas, ripercorrendo in essa i dolorosissimi momenti del processo, della messa in prigionia e dello stato coatto prolungato nella prigione di Reading. Alternativamente, dapprima in inglese, poi in francese, poi ancora in inglese, una Salima Balzerani in veste dichiaratamente transgressive – nella sua trasparenza nera, il cilindro calato sulla ciocca di capelli raccolti in modo multicolore ed il trucco quasi clownesco – declama i versi elegantissimi e raffinati di Lord Wilde in modo così graffiante, ironico, a tratti sussurato e malinconico, spesso travolgente, fulminante da trascinare letterlamente lo spettatore in un turbinio di emozioni e sensazioni.

Poi, d’improvviso, l’anima già rapita è di colpo accarezzata dalla bellissima voce di Silvia Costanzi, che con grazia e capacità vocali non comuni culla l’astante nel deliquio di emozioni suscitate dal testo di Wilde, riscattando così quella “assenza di immaginazione” che l’autore dublinese imputa al giovane Douglas, troppo concentrato su se stesso e sul proprio narcisismo. Infine, l’ultimo ingrediente di questo mix artistico unico ed inedito, definito forse in modo troppo restrittivo “concerto – lettura”: la musica di Elmar Schafer, sassofonista tedesco oramai da anni trapiantato in Italia che con il suo magico sax ed il piano elettronico lega la recitazione al canto sino a costituire collante insostituibile dell’intera piece.

Il finale è da brivido: sulle bellissime parole di Wilde, che conclude la sua lettera all’amante / amico parlando della sofferenza e della sua bellezza (per lui “il dolore è la più sensibile di tutte le cose create”), Silvia Costanzi intona “Lascia ch’io pianga”, la splendida, commovente aria del “Rinaldo” di Georg Fredrich Haendel, definita unanimente “autentica metafora del dolore”; e davvero l’emozione accumulata dallo spettatore nel corso di quarantacinque, toccanti minuti di spettacolo, si libera finalmente in un intimo, interno “pianto” liberatorio che i presenti letteralmente esprimono in un lunghissimo, caloroso appaluso che accompagna i tre artisti verso l’uscita.

(foto Rietifoto sas)