A qualcuno potrà suonare strano che ci sia qualcosa o qualcuno da festeggiare.
Ai nostri giorni il senso di delusione e di frustrazione impedisce tante volte di guardare oltre il proprio naso. Ma, fortunatamente, il Giubileo che Papa Francesco ha indetto suggerisce che la gioia del Vangelo è una possibilità concreta. Non c’è Vangelo, infatti, che non sia – per definizione – un’occasione per liberare energie interiori, emozioni profonde, desideri irrefrenabili, che si fatica perfino a confessare a sé stessi. Ben venga dunque questo Anno che si apre l’8 dicembre 2015 e si concluderà il 20 novembre 2016!
La gioia ha a che fare con Dio
Ciò che costituisce la ragione della gioia non è una generica eccitazione, né una superficiale emozione. Ha a che fare nientemeno che con Dio. Il Suo volto spesso è irriconoscibile e per questo misconosciuto o rifiutato a priori. Non sempre, va detto, con polemica ostinazione, ma più di frequente con dorata indifferenza. La sfida è davvero grande: cosa c’entra Dio con la mia vita? E ancor prima chi è Dio, il cui volto non sappiamo più cercare né vedere? Stando al Papa tutto nasce dal fatto che non si riconosce più in Lui il “Misericordioso”.
Il Dio da riscoprire
Si è scambiato Dio per l’“Occhio” che giudica e punisce e anche per questo lo si è rifiutato; salvo poi consegnarci senza resistenza al… “Grande Fratello”, che ci segue in ogni momento e ci geolocalizza. Si è rifiutato Dio perché troppo confuso con un tempo ormai sepolto. Si è finito così per confondere ingenuamente la novità con il progresso che non sempre è uno sviluppo a misura di donna e di uomo. Insomma, si è “buttato il bambino con l’acqua sporca”. E solo ora ci si rende conto che eliminare Dio dall’orizzonte precede solo di poco il cancellare l’uomo. Non sorprende che la tristezza, nelle sue varie forme, finisca per farla da padrona. Non solo tra gli anziani, ma anche tra gli adulti e perfino tra i ragazzi. Del resto la parola entusiasmo nella sua etimologia significa «con Dio dentro di sé». Sottinteso: senza Dio si cade nella tristezza.
Un soffio che accende la scintilla di infinito
Ben venga allora un Anno intero in cui provare insieme a ri-scoprire Dio che rappresenta l’unica possibilità per superare l’idea di un mondo piatto, senza sporgenze, senza sorprese, senza aspettative. Abbiamo bisogno di un respiro, di un alito di vita, di una fiducia affidabile, di un soffio che accende la scintilla di infinito che è in noi.
In fondo, la fede è sempre stata e sempre sarà un modo per non arrendersi ai dati di fatto, per sognare un mondo diverso, per immaginare una condizione non schiacciata dal limite, ivi compreso quello più radicale che è la morte. Per questo, suggerisce Francesco nella Bolla di indizione del Giubileo: «abbiamo sempre bisogno di tornare a contemplare il mistero della Misericordia […] Misericordia: è la legge fondamentale che abita nel cuore di ogni persona quando guarda con occhi sinceri il fratello che incontra nel cammino della vita. Misericordia: è la via che unisce Dio e l’uomo, perché apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre, nonostante il limite del nostro peccato» (Misericordiae vultus, 2).
Uno stile di comunità
Riscoprire il vero volto di Dio che Gesù ci dà modo di sperimentare di persona, conduce inevitabilmente ad una rivisitazione del nostro modo di essere Chiesa. «Siate misericordiosi come il Padre» diventa, a questo punto, non solo il motto dell’Anno Santo, ma anche lo “stile” di una comunità che sente come sua missione quella di essere testimone della Misericordia.
Non resta che conoscere attraverso le pagine che seguono i passi e il ritmo del nostro “pellegrinaggio giubilare”. Per me, ultimo arrivato, diventa anche la prima esperienza dentro la Chiesa che è la possibilità “qui e ora” di vivere l’appello alla gioia che scaturisce dall’incontro con Gesù Cristo. Senza dimenticare le parole di Giovanni XXIII che aprendo il Vaticano II disse: «Ora la Sposa di Cristo preferisce usare la medicina della Misericordia invece di imbracciare le armi del rigore […]. La Chiesa Cattolica, mentre questo Concilio Ecumenico innalza la fiaccola della verità cattolica, vuole mostrarsi madre amorevolissima di tutti, benigna, paziente, mossa da Misericordia e da bontà verso i figli da lei separati» (Gaudet Mater Ecclesia, 11 ottobre 1962).