Comunità Laudato si’

Un albero in più: il movimento nato da Amatrice muove il dibattito ambientale nel Paese

In attesa che anche i comuni della nostra provincia aderiscano all'iniziativa delle Comunità Laudato si', «Un albero in più» si può piantare nei nostri oratori o accanto alle nostre chiese

La scorsa settimana è partito dalle Comunità Laudato si’ un appello affinché si piantino alberi in Italia: milioni di alberi, per assorbire l’eccesso di Co2 che determina buona parte dell’effetto serra. A lanciare l’idea, per conto del movimento originato dalla Chiesa di Rieti e da Slow Food, è stato uno che di piante se ne intende: il neurobiologo Stefano Mancuso. Lo studioso, contato dal «New Yorker» tra le venti personalità che cambieranno il mondo, ha dato voce all’istanza delle Comunità Laudato si’ dalle colonne di «Repubblica».

L’appello, dapprima rilanciato da Carlo Petrini su «La Stampa» e dal vescovo Domenico con un’intervista pubblicata da «Avvenire», ha trovato un ampio consenso nel Paese. Basta dare un’occhiata alla rassegna stampa pubblicata dal sito comunitalaudatosi.org per accorgersi di come l’iniziativa non solo abbia raccolto l’approvazione delle associazioni ambientaliste, ma anche l’adesione di molti sindaci e dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani. L’appello, rilanciato da decine di siti internet, ha anche suscitato un certo dibattito da parte di agronomi e consorzi del settore forestale, ed è stato citato nei discorsi di sindacati, realtà sociali del terzo settore, intellettuali. Da ultima è arrivata l’adesione della ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova, che ha accettato la proposta delle Comunità Laudato si’ annunciando che il primo albero sarà piantato al ministero.

Un risultato tutt’altro che trascurabile per un movimento nato tra le macerie di Amatrice. Come ricorda mons Pompili in un articolo per l’«Osservatore Romano», è stata «la distruzione del 24 agosto 2016» ad evidenziare che «il rapporto tra uomo e ambiente non è aggirabile». L’intuizione era già presente durante i funerali delle vittime, quando il vescovo ha affermato che ad uccidere non è stato il terremoto, ma le opere dell’uomo. Il sisma «ha reso in modo drammaticamente plastico la necessità di una diversa relazione con la natura». Un bisogno distillato in pagine innovative e ricche di senso da papa Francesco nella sua Laudato si’. «Per questo – spiega don Domenico – abbiamo cercato un modo per trasformare in azione il pensiero dell’enciclica».

Oggi le Comunità Laudato si’ sono presenti in diverse province italiane con iniziative dal basso che hanno suscitato l’interesse di diversi intellettuali, diventati parte attiva del movimento. E i primi due forum annuali svolti ad Amatrice hanno mostrato la forte capacità del movimento di anticipare i temi destinati ad entrare nel dibattito pubblico: nel 2018 la “plastica”, quest’anno l’Amazzonia.

Il successo dell’appello lanciato dalle Comunità Laudato si’ dice però qualcosa in più. Teniamo presente che la chiamata a piantare alberi non è affatto inedita. Già nel 1977 la biologa e attivista keniota Wangari Maathai chiamava le donne provenienti dalle aree rurali a partecipare della Green Belt Movement, un’organizzazione non governativa che le incoraggiava alla piantumazione di specie vegetali indigene, alberi da frutto e piccoli arbusti. A partire dalla fondazione, l’organizzazione ha favorito la crescita di più di 45 milioni di alberi ed è stata d’ispirazione per il movimento Plant for the Planet, lanciato nel 2007 da Felix Finkbeiner, un bambino tedesco di 9 anni che dopo aver piantato il primo albero nella sua scuola, si è dato l’obiettivo di far crescere un milione di nuovi fusti nella sola Germania. Dopo un anno gli alberi piantati erano già 150.000 e dopo aver presentato la sua iniziativa all’assemblea delle Nazioni Unite, Felix è riuscito a dare al suo movimento una dimensione mondiale. Ad oggi si stima siano stati messi a dimora sui 15 miliardi di alberi, e si punta a numeri ancora più grandi per il futuro. A muovere il tutto c’è un’idea semplice, «gli alberi assorbono CO2 e producono ossigeno, proprio quello che serve per salvarci dall’effetto serra: più ne piantiamo e meglio è».

Sono le stesse ragioni del manifesto lanciato dalle Comunità Laudato si’: se finalmente anche l’Italia risponde è perché i temi ambientali non sono più considerati discorsi da fissati e fricchettoni. Economia circolare, mobilità sostenibile, ed energie rinnovabili fanno ormai parte del dibattito pubblico e questo genere di argomenti sembra destinato a permeare anche l’agenda politica. Una novità non da poco, che trova il suo motore soprattutto nei giovani e che dovrebbe suscitare anche l’attenzione delle nostre parrocchie. Anche nella dimensione più raccolta, il processo di cambiamento in atto chiama a confrontarsi su come contribuire in modo positivo, guidati dalla luce del Vangelo. In questa direzione, non si può prescindere dall’enciclica di papa Francesco.

L’attenzione all’ecologia integrale fa ormai parte del rapporto della Chiesa con il mondo, con la realtà, con i poveri. La Chiesa è chiamata ad essere sensibile, attenta a quel creato che il Creatore ha affidato all’uomo perché lo custodisca. «Troppe volte – ha ricordato mons Pompili in un’intervista su «Repubblica» – si alimenta la visione di un Dio senza mondo che ha come effetto la produzione di un mondo senza Dio. Ma non ci può essere Dio senza creato. Chi pensa così sbaglia, perché la creazione è azione decisiva della rivelazione cristiana. È la prima parola di Dio, la prima della Bibbia. Spesso prevale il pensiero tecnico scientifico e si finisce per perdere uno sguardo contemplativo necessario per non soccombere. Chi perde questo sguardo pensa alla terra in termini di sfruttamento e si apre al declino spirituale».

In attesa che anche i comuni della nostra provincia aderiscano all’iniziativa delle Comunità Laudato si’, Un albero in più si può dunque piantare nei nostri oratori o accanto alle nostre chiese. Sarebbe un piccolo contributo per la riduzione dei gas serra, e direbbe di parrocchie attente ai problemi del tempo presente e interessate a costruire il futuro.