Tre anni di Ritel

Tre anni. Mille giorni. Ventiseimila ore. Tanto è trascorso da quando lavoratrici e lavoratori reatini hanno varcato per l’ultima volta i cancelli dello stabilimento Ritel al Nucleo Industriale.

E da quel giorno è stato un susseguirsi di incontri, assemblee, cortei, manifestazioni, per cercare di trovare la quadratura del cerchio, di sapere di quale morte si doveva morire. Per avere certezze che non sono arrivate.

La speranza dei primi giorni è stata man mano sostituita da amarezza, disillusione e rabbia. Ma a nulla sono servite. La situazione non ha fatto altro che peggiorare nonostante, fino alla fine, in tanti abbiano continuato a crederci. Nulla.

Ed oggi in molti si ritrovano con un pugno di mosche in mano senza alcuna certezza e con il sempre più difficile compito di riscriversi il futuro. Sono in molti a ricordare quel 13 gennaio quando iniziò un viaggio forse senza ritorno, verso il nulla.

E lo ricorda bene anche il segretario generale della Fiom Cgil di rieti, Luigi D’Antonio che sulla sua pagina facebook ha scritto: «Sono trascorsi tre anni da quando le lavoratrici ed i lavoratori Ritel furono costretti a lasciare il loro stabilimento. Ricordo ancora le persone uscire con i propri effetti personali, con qualche scatola, ma soprattutto ricordo le lacrime nei loro occhi perchè probabilmente capirono subito che l’uscita non era temporanea».

Ma quello che fa più male, che ha fatto più male a questi lavoratori è che, come dice D’Antonio, «c’era, nonostante tutto, la speranza di molti che dopo un po’ si potesse rientrare visti gli impegni presi a tutti i livelli persino dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. La storia però é sotto gli occhi di tutti noi, con l’azienda fallita, lo stabilimento ancora chiuso e con le lavoratrici ed i lavoratori licenziati».

Cosa dire ancora? Secondo il segretario della Fiom che «questa situazione  non deve portarci alla rassegnazione ed è per questo che bisogna sollecitare ancora con più determinazione la soluzione proposta dal Ministero.

A sostegno di questa riteniamo positiva l’azione messa in campo dal Consorzio per lo Sviluppo Industriale di Rieti-Cittaducale per rientrare in possesso dell’area e metterla a disposizione. Questo sicuramente potrà essere uno strumento di sostegno importante per la ripartenza dello stabilimento.

E’ di questi giorni poi la notizia dell’iniziativa della Elco di cominciare ad ascoltare lavoratrici e lavoratori Ritel per partire con la formazione. Pur considerando questo un primo segnale in controtendenza con il passato, è ancora minimo rispetto a quelle che sono le esigenze ed è per questo motivo che riteniamo fondamentale che la Regione Lazio metta a disposizione subito le risorse economiche per fare la formazione alle lavoratrici e ai lavoratori Ritel e arrivare, anche con il sostegno di Finmeccanica, alla ripartenza, il prima possibile, dello stabilimento».

Sarà la volta buona? «Di chiacchiere – scrive D’Antonio – purtroppo in questi ultimi tre anni i lavoratori ne hanno ascoltate fin troppe, quello che ci aspettiamo tutti ora, sono i fatti».

Tre anni sono lunghi e non passano mai se devi fare i conti con le bollette, il mutuo, le richieste e le necessità dei figli. E, come se non bastasse, ogni giorno si alternano speranze e delusioni. Tanta è stata sino ad oggi la pazienza dimostrata dai lavoratori e probabilmente ne dimostreranno ancora sperando sempre che qualcosa possa cambiare. In meglio.

È la speranza di tutti. Anche di Giuseppe Ricci segretario della Fim Cisl che sottolinea l’importanza dell’ incontro con i dirigenti della Elco e i lavoratori per un primo colloquio. Tutto dovrebbe avvenire già la prossima settimana.

«Abbiamo sempre affermato – dice Ricci – che questo dovrà essere un primo passo, poi servirà che si proceda velocemente nel fare gli altri. La speranza, e va detto che siamo fiduciosi, è che nei prossimi giorni si realizzi quello che da anni stiamo chiedendo e cioè l’accordo di programma, ma sappiamo anche che i vantaggi per la risoluzioni delle vertenze territoriali si avranno solo se degli imprenditori continueranno o inizieranno ad investire nel nostro territorio».

La Fim di Rieti si dice «pronta a raccogliere la sfida che gli imprenditori vorranno lanciare e farà la sua parte senza se e senza ma – aggiunge il segretario della Fim – perché oggi il nostro territorio ha bisogno di essere rilanciato e senza lavoro, sopratutto nel settore industriale, non ci saranno né sviluppo né futuro».

Di questo sono certi anche le lavoratrici ed i lavoratori che ogni mattina si alzano sapendo che un altro giorno dovrà passare. In attesa di una buona notizia, magari solo di una nuova speranza. Fino a quando?