Il tormentone del Wi-Fi gratuito

C’è una proposta di legge al Parlamento che non mancherà di far discutere.

Centodieci parlamentari hanno presentato una proposta di legge che prevede l’obbligo di Wi-Fi gratuito in esercizi commerciali, scuole, uffici dei Comuni e negli ospedali italiani. Una proposta di legge presentata dai firmatari come “un acceleratore del nostro modo di vedere la modernizzazione digitale del Paese”, ma che non mancherà di scatenare reazioni contrastanti.

Quella del Wi-Fi nostrano è una storia travagliata e complicata quasi quanto una soap. Nel 2011, l’abolizione dell’articolo del cosiddetto “decreto Pisanu”, con il quale il Governo aveva posto un controllo sugli accessi ad Internet, aveva acceso gli entusiasmi di chi si immaginava uno Stivale pullulante di hot spot. Un’iniziativa bi-partisan e molto popolare; ma certamente non indolore, tanto che l’allora procuratore nazionale Antimafia ed oggi Presidente del Senato, Piero Grasso, aveva tenuto ad evidenziare che “bisogna rendersi conto che dietro queste reti Wi-Fi e internet point ci si può nascondere benissimo nella massa degli utenti non più identificabili e si possono trovare anche terroristi, pedofili e mafiosi”. Dopo l’abolizione del Pisanu molte pubbliche amministrazioni locali hanno avviato progetti per offrire connessioni a banda larga Wi-Fi ai cittadini nei locali e luoghi pubblici come uffici, parchi, università. Una manna per il cittadino internauta affamato di Internet, ma un incubo per gli operatori telefonici preoccupati di perdere così dei potenziali clienti.

Ora 110 parlamentari, “capitanati” da Sergio Boccadutri (Pd, primo firmatario) e da Enza Bruno Bossio, Ernesto Carbone, Alberto Losacco e Gennaro Migliore (co-firmatari), puntano a diffondere per il Paese connessioni Wi-Fi gratuite e libere da password. “Con questa proposta vogliamo assicurare l’accesso alla rete a cittadini e consumatori, con modalità semplici e a portata di mano – ha dichiarato l’on. Sergio Boccadutri – ma per raggiungere l’obiettivo abbiamo bisogno della mobilitazione di tutti. La sensibilità con cui molti colleghi hanno prontamente sottoscritto la proposta di legge ci conferma che siamo sulla strada giusta, ma occorre anche il sostegno dell’opinione pubblica, dei settori produttivi, dei cittadini. Potremmo avere milioni di accessi quotidiani a internet aggiuntivi rispetto a quelli attuali, con indubbie ripercussioni positive sul Pil”. “Disposizioni per la diffusione dell’acceso alla rete internet mediante connessione senza fili” (A.C. 2528 – XVII Legislatura) questo il titolo della proposta di legge, la quale prevede che “entro sei mesi dalla data di entrata in vigore […], gli uffici pubblici, gli uffici degli esercenti un pubblico servizio, i tribunali, gli ospedali, i porti e gli aeroporti provvedono a garantire il collegamento alla rete internet [..] in almeno due aree”. Prevista un’esenzione per “gli esercizi commerciali, le associazioni culturali e gli uffici pubblici con una superficie inferiore ai 100 metri quadri, nonché gli esercizi commerciali e le associazioni culturali con un organico inferiore ai due dipendenti”.

Adesso inizia un lungo iter parlamentare, “se riusciremo a far approvare in tempi ragionevolmente stretti la proposta di legge sul Wi-Fi – ha commentato l’onorevole del Pd Enza Bruno Bossio – faremo una vera rivoluzione digitale che porterà l’Italia ad essere il paese più connesso al mondo. Un risultato che salterebbe a piè pari le annose considerazioni sul mancato superamento del digital divide e potrebbe rappresentare anche un modello per gli altri Paesi”. Ma le risorse previste sono esigue (appena due milioni per tre anni) e c’è già chi solleva dubbi per ragioni di sicurezza e per il rischio di deteriorare il mercato degli operatori di telecomunicazioni.