Terrorismo: sicurezza o libertà?

Lo scorso 7 gennaio il mondo è stato scosso da l’imprevedibile attentato terroristico, compiuto da estremisti islamici, alla redazione del settimanale satirico Charlie Hebdo. 12 morti e diversi feriti, il peggiore colpo inferto alla Francia da anni.

Tanto si è detto e si dirà in proposito. Vorremmo soffermarci su un punto che lo shock e il dolore del momento hanno portato a trascurare. Anche per evitare di sovrapporsi ad analisi più o meno appassionate e competenti.

A noi interessa vedere quale potrebbe essere l’effetto di questa tragedia sulle vite di tutti. Naturalmente in un mondo globalizzato gli eventi importanti si ripercuotono su tutti i paesi. In particolare come cambierà la nostra percezione della sicurezza, e inevitabilmente della libertà, dei cittadini.

La richiesta di maggior controllo e protezione, spontanea dopo aver visto l’orrore in faccia, non è indolore. Le limitazioni necessarie ad aumentare la sicurezza delle città andranno ad incidere sulla libertà della popolazione. Una maggiore presenza dell’autorità incide sulla possibilità di muoversi e associarsi. Qualcosa di simile è successo in seguito all’11 settembre, dove a essere penalizzato fu l’accesso ai mezzi di comunicazione aerei.

Tutto, ovviamente, in nome della tranquillità tanto auspicata nella società moderna. E sarebbe precipitoso evocare la figura del “Grande Fratello” che ci spia dall’occhio della telecamera. Dobbiamo solo stare attenti, non dimenticare che libertà e sicurezza si bilanciano a vicenda. E solo se sono in equilibrio garantiscono che non sia la violenza a prevalere, senza che nemmeno ce ne rendiamo conto.