Siria, concordia e guerra: da quale parte oscilla il pendolo?

Il premio Nobel per la pace Oscar Arias Sànchez, per due volte presidente della Repubblica di Costa Rica, nella sua conferenza alla Comunità di S.Egidio, mette in guardia gli Stati Uniti da un intervento armato contro Assad. E denuncia: “il commercio internazionale di armi leggere muove ogni anno migliaia di milioni di dollari” e sono proprio “i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza Onu i principali venditori di armi”.

La possibilità di un intervento militare in Siria, il commercio delle armi leggere che provoca nel mondo più morti di un conflitto: tra “concordia e guerra”, da quale parte oscilla il “pendolo”? Sono stati questi i temi affrontati oggi a Roma dal premio Nobel per la pace Oscar Arias Sànchez, per due volte presidente della Repubblica di Costa Rica, nella sua conferenza alla Comunità di S.Egidio intitolata “Il pendolo tra concordia e guerra” sul Trattato internazionale sul commercio delle armi convenzionali. Arias Sanchez – che ha ricevuto il Nobel nel 1987 per la sua attività di pacificazione in Centramerica – è stato uno dei promotori, negli anni ’90, del Trattato internazionale adottato dall’Assemblea Onu lo scorso 2 aprile, che obbliga i Paesi contraenti a imporre regole ai costruttori di materiale bellico, combattere il mercato illegale e regolamentare l’esportazione di armi convenzionali. La Camera dei deputati lo ha ratificato nei giorni scorsi.

Siria, “Usa rispettino le regole”.

“L’uso della forza militare deve essere sempre, sempre, l’ultima opzione sul tavolo”, ha sottolineato Arias a proposito della possibilità di un intervento militare in Siria: “E’ arroganza pretendere di intervenire senza l’appoggio dell’opinione pubblica internazionale, che in questo momento è assolutamente indispensabile”. “L’apparente uso di armi chimiche da parte del regime di Assad è un atto ripugnante e codardo che merita tutta la condanna della comunità internazionale”, ha detto, però “l’uso della forza armata, essendo l’atto più violento che possano ordinare i leader politici, deve seguire una serie di requisiti”. “Sottrarsi ai requisiti legali per l’invasione in Siria – ha affermato – è molto più di un problema giuridico: è un problema politico. La diplomazia statunitense è già abbastanza screditata a livello internazionale”. “Due guerre ingiustificate – ha proseguito Arias -, che hanno impoverito e destabilizzato un’intera regione, dovrebbero aver insegnato che non basta la forza per vincere una guerra. C’è bisogno anche di legittimità”. Gli Stati Uniti, ha precisato, “non possono esimersi dall’obbligo di rispettare le regole militari stabilite per decidere un attacco militare”. Sanchez ha auspicato che il Segretario di Stato Kerry “non usi precipitosamente la forza, perché c’è ancora molto spazio per la pace”, ed “è possibile cambiare il corso della storia con il potere della parola”. Il Nobel per la pace ha perciò apprezzato “la coraggiosa decisione di Papa Francesco di alzare la voce contro un’invasione militare”, con “il potere della preghiera” e quello della “denuncia”: “Il Vaticano, come il mio piccolo Paese, non ha eserciti per minacciare i popoli. Però ha l’autorità morale per interpellare i leader che si apprestano ad usare le armi”.

Armi leggere, “indispensabile contro violenza diffusa”.

“Un’arma chimica è qualcosa di abominevole – ha poi detto Arias, affrontando il tema del Trattato internazionale sul commercio di armi leggere. Genera la morte di migliaia di persone innocenti, in pochi giorni o ore. Ma il suo potere annichilente è inferiore a quello dei 640milioni di armi leggere nel mondo, molte delle quali sono finite nelle mani sbagliate”. “Si tratta di un’idea di logica elementare – ha affermato -: la maggior quantità di morti violente nel mondo è provocata da armi leggere”. Arias ha ammesso che l’opposizione al Trattato è dovuto a ragioni ideologiche, ma soprattutto “economiche”, visto che “il commercio internazionale di armi leggere muove ogni anno migliaia di milioni di dollari” e sono proprio “i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza Onu i principali venditori di armi”. Anche l’ambasciatore del Costa Rica presso la Santa Sede Fernando Felipe Sanchez, parlando come “rappresentante di un Paese disarmato”, ha sottolineato l’importanza di perseguire sempre la pace attraverso il dialogo. Mentre Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di S.Egidio, ha ribadito che “un deciso intervento internazionale per il controllo e la limitazione del commercio delle armi è oggi lo strumento indispensabile per contenere quella violenza diffusa, che dopo la fine della guerra fredda, ha colpito intere regioni del mondo, come il Medio Oriente e l’America Latina”.