Se lo Stato permette il divorzio, perchè non lo permette la Chiesa?

Terminati questi discorsi, Gesù partì dalla Galilea e andò nel territorio della Giudea, al di là del Giordano. E lo seguì molta folla e colà egli guarì i malati. Allora gli si avvicinarono alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: “E’ lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?”. Ed egli rispose: “Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola? Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi”. (Mt 19,1-9)

 

La coppia coniugale forma una «intima comunità di vita e di amore [che], fondata dal Creatore e strutturata con leggi proprie, è stabilita dal patto coniugale, vale a dire dall’irrevocabile consenso personale» (GS, 48). Gli sposi si donano definitivamente e totalmente l’uno all’altro. Non sono più due, ma ormai formano una carne sola.

L’alleanza stipulata liberamente dai coniugi impone loro l’obbligo di conservarne l’unità e l’indissolubilità. «L’uomo […] non separi ciò che Dio ha congiunto» (Mc 10,9; Mt 19,1-12; 1 Cor 7,10-11). Gli obiettarono: «Perché allora Mosè ha ordinato di darle l’atto di ripudio e mandarla via?». Rispose loro Gesù: «Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così. Perciò io vi dico: Chiunque ripudia la moglie, se non in caso di concubinato, e ne sposa un’altra, commette adulterio».

È dalle stesse parole di Gesù Cristo, contenute nelle Scritture, che risulta chiaramente che la volontà di Dio è che il matrimonio sia indissolubile, indivisibile. L’indissolubilità è una proprietà sia dei matrimoni cristiani sia di quelli validi non sacramentali. Il divorzio implica che lo Stato possa dividere ciò che, per sua stessa natura, è indivisibile.

La Chiesa, al contrario, non riconosce lo scioglimento civile del matrimonio; infatti, un divorzio civile non ha alcuna conseguenza legale nel diritto canonico. La Chiesa considera i coniugi uniti dal vincolo matrimoniale anche se essi non vivono più insieme.

La fede della comunità di solito considera il divorzio come un’offesa alla dignità del matrimonio in quanto porta disordine nella famiglia e nella società. È offensivo soprattutto nei confronti del matrimonio cristiano, violando l’indivisibilità che rispecchia il legame infrangibile tra Cristo e la Chiesa. Il Catechismo della Chiesa Cattolica al n° 2382 dice: «Il Signore Gesù ha insistito sull’intenzione originaria del Creatore, che voleva un matrimonio indissolubile. Ha abolito le tolleranze che erano state a poco a poco introdotte nella Legge antica. Tra i battezzati il matrimonio rato (valido) e consumato non può essere sciolto da nessuna potestà umana e per nessuna causa, eccetto la morte» e «Non è in potere della Chiesa pronunciarsi contro questa disposizione della sapienza divina». (CCC 1640). Il Catechismo e la legge sono dunque piuttosto chiari: un matrimonio sacramentale e consumato non può essere sciolto da nessuna potestà sulla terra. In altre parole, la Chiesa non può permettere, mai, lo scioglimento di un matrimonio valido, sacramentale e consumato.

 

One thought on “Se lo Stato permette il divorzio, perchè non lo permette la Chiesa?”

  1. maria laura petrongari

    E’ tempo che si dispieghi nella Chiesa una seria ed incisiva politica a difesa del matrimonio basata sulla prevenzione, prevenzione, prevenzione. Ma il compito evidentemente è troppo impegnativo per tutti nessuno escluso. Credo che la difficoltà di improntare politiche di prevenzione delle cattive o imprudenti scelte matrimoniali e delle dissoluzioni dei matrimoni stia nella difficoltà di creare una progettazione condivisa con tutte le altre istituzioni civili e comunque laiche. Comunque credo che la Chiesa intesa come struttura capillarmente diffusa abbia già di per sè le risorse sia economiche sia umane per iniziare un cammino fatto anche di proposte alle persone, sia di fede, sia di insegnamento di valori spirituali, di formazione civica, di formazione culturale molto efficaci. Si tratta di dare esempi di coerenza non solo di proclamare principi che poi si infrangono rumorosamente contro le dure prove e provocazioni della vita.Si tratta di tradurre i buoni principi in fatti concreti e in preziose opportunità per le persone non solo per i credenti. Se il Vangelo non viene praticato e vissuto in concreto resterà un bel libro anche per i cristiani.Ma non è questo che Gesù ha voluto per la sua Chiesa.
    Maria Laura Petrongari

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