Schneider, Bertone (Cisl): «combattere il disimpegno dello Stato»

«Quando pensiamo alla politica industriale, non immaginiamo soltanto l’impresa che arriva, prende il capannone e si mette a produrre. Pensiamo anche a tutto ciò che c’è intorno: le infrastrutture, ad esempio. Guardate come siamo messi. E poi c’è il costo dell’energia: non si può sempre ridurre il costo del lavoro. Ci sono altri costi nella produzione. Lo Stato rispetto all’energia può incidere, può scegliere di abbassare i costi per le aziende e lo deve fare. E ci sarebbero anche tante altre questioni».

Sono le parole di Mario Bertone, Segretario generale della Cisl del Lazio, durante l’assemblea con i lavoratori svolta il 13 febbraio nello stabilimento Schneider di Rieti.

«Ormai è un fatto nazionale – ha spiegato Bertone – le multinazionali non hanno spostato un Paese. Se ritengono che in un altro Paese del mondo è meno costoso produrre, è logico che tendano a delocalizzare. Ma guardate che anche qui c’è una assenza colpevole dello Stato. Perché noi alle multinazionali abbiamo dato finanziamenti, abbiamo dato soldi. Ci sono nazioni, anche vicino a noi, che dicono alla multinazionale che se ne va: “bene, prima che te ne vai metti qua tutti i soldi che ti ho dato”. Da noi invece questo non è possibile perché c’è il disimpegno totale dello Stato. Non c’è più la capacità e la presenza dello Stato. Dovrebbe  lasciare meno libere le aziende di andare e partire quando vogliono. Dovrebbe determinare quelle condizioni che tengono in Italia la produzione».

«I tavoli che si aprono devono essere utilizzarti per ottenere risultati in questa direzione, verificabili, dal Governo, dalla Regione, dal Comune per queste politiche. Altrimenti Rieti, come il resto del Paese, non avrà prospettive».