Ottobre Francescano

San Francesco maestro dell’incontro e del dialogo tra le civiltà

A 800 anni dall’evento, è stato l’incontro tra il poverello di Assisi e il sultano Malik al-Kamil ad essere al centro della riflessione del vescovo Domenico in occasione della festa di san Francesco

A 800 anni dall’evento, è stato l’incontro tra il poverello di Assisi e il sultano Malik al-Kamil ad essere al centro della riflessione del vescovo Domenico in occasione della festa di san Francesco. «Si trattò – ha precisato mons Pompili – di una spedizione del tutto improvvisata. Francesco accompagnato da Illuminato da Rieti, si mise alla ricerca del suo interlocutore senza alcun interprete e senza alcuna mediazione».

Come nota Giacomo da Vitry, Francesco «volle recarsi, intrepido e munito solo dello scudo della fede». L’incontro, come è noto, «si risolse in un nulla di fatto, ma è un fatto cui ispirarsi anche oggi». Perché a trovarsi di fronte furono due personaggi tanto diversi, eppure capaci di farsi vicini: «l’uno si recò nell’accampamento avversario; l’altro l’accolse amorevolmente e lo curò molto umanamente nella sua malattia».

Una sottolineatura che il vescovo ha fatto pur sapendo che l’agiografia del santo dà ben altra ben altra interpretazione dei fatti. Sia Tommaso da Celano e che san Bonaventura, collegando «il viaggio alla sete di martirio di san Francesco raccontano una verità diversa». Lo si legge anche nella sfida al sultano alla prova del fuoco, che nel dipinto di Giotto vede Francesco e il sultato sfiorarsi con lo sguardo, senza mai lasciare incontrare gli occhi di Francesco. «Un “falso d’autore”», l’ha definito don Domenico, da annoverare alle letture che alimentano lo «scontro di civiltà» da allora fino ad oggi.

A ottocento anni di distanza, mons Pompili ha invece indicato due diverse lezioni da trarre dall’evento di Damietta: «che l’evangelizzazione consiste nel fare il primo passo verso l’altro, senza altro mezzo che non sia la propria fede, nuda e pura» e «che la testimonianza oggi più necessaria è la fraternità umana, cui sono chiamati tutti i credenti nell’unico Dio».

Un convinzione che risuona anche nelle parole emerse dall’incontro tra papa Francesco e il grande Imam: «Questa dichiarazione sia un invito alla riconciliazione e alla fratellanza tra tutti i credenti, anzi tra i credenti e i non credenti, e tra tutte le persone di buona volontà; sia un appello a ogni coscienza viva che ripudia la violenza aberrante e l’estremismo cieco, appello a chi ama ai valori di tolleranza e di fratellanza, promossi e incoraggiati dalle religioni; sia una testimonianza della grandezza della fede in Dio che unisce i cuori divisi ed eleva l’animo umano; sia un simbolo dell’abbraccio tra Oriente e Occidente, tra Nord e Sud e tra tutti coloro che credono che Dio ci abbia creati per conoscerci, per cooperare tra di noi e per vivere come fratelli che si amano».